A poche ore dall’inizio dei negoziati tra il Governo nazionale e il Comitato nazionale dello sciopero nazionale, che hanno preso avvio già nella giornata di ieri, la Conferenza episcopale colombiana, in un messaggio, ricorda, ancora una volta, che “dialogo, ascolto, incontro e impegno” saranno i principali alleati per fare passi in avanti rispetto a questo momento difficile e complesso che il Paese sta vivendo.
Questo, secondo l’episcopato, è il contesto adatto per “rispondere alle legittime richieste di tutti i cittadini e per avanzare verso la riconciliazione e la pace. La violenza, con le sue molteplici forme ed espressioni, non importa da dove provenga, non risolve nulla e produce sofferenza e morte”.
A questo proposito e a partire da tale convinzione, proseguono i vescovi, “esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà soprattutto ai fratelli di Cali e Popayán, per le situazioni dolorose che hanno vissuto negli ultimi giorni, così come ad altre popolazioni dei dipartimenti di Valle del Cauca e Cauca. Chiediamo a Dio che cessi, con le scelte e la partecipazione di tutti, la spirale di violenza, per lasciare il posto al dialogo. Nel messaggio, i vescovi ribadiscono l’impegno della Conferenza episcopale colombiana e delle Nazioni Unite a continuare ad accompagnare le parti, con l’obiettivo di facilitare il processo di dialogo. L’episcopato rivolge un appello a mantenere la speranza, che “ci spinge a chiedere il dono della riconciliazione e sostiene la nostra responsabilità di essere artigiani di pace”.
“Il fatto che entrambe le parti abbiano concordato di sedersi al tavolo è un gesto positivo che può aiutare molto ad avanzare nella discussione delle problematiche che sono sul tavolo e anche a considerare le condizioni di garanzia per lo sviluppo del dialogo stesso”, ha affermato mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, direttore del Segretariato nazionale di Pastorale sociale della Chiesa colombiana, che continua come delegato dell’episcopato nel compito di accompagnare la trattativa. Mons. Henao, in particolare, chiede che nel dialogo sia prestata attenzione ai giovani, “i grandi protagonisti delle proteste sociali”, e alle loro esigenze.