Un obiettivo realistico al 2030 per rilanciare la natalità è “accrescere il numero medio di figli per donna di 0,6 unità entro la fine del decennio, nonostante gli ostacoli, recuperando entro il 2022-metà 2023 il crollo dei matrimoni che si è registrato nel corso del 2020 (e verosimilmente a inizio 2021) e agendo sull’intensità e i tempi, per compensare l’effetto riduttivo (-11%) derivante dai cambiamenti nella struttura per età della popolazione in età feconda”. Lo ha sostenuto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, nel suo intervento stamattina agli Stati generali della natalità, in corso a Roma. Si ritiene, ha precisato, che ciò comporterebbe “un aumento di 130.000 nati nell’arco di in decennio (+33%). Si tratterebbe di circa 517mila nati in più nel complesso del decennio (valore determinato rispetto alle stime Istat ipotesi mediana)”.
Blangiardo ha chiarito: “Un apporto di mezzo milione di nati comporta, con una speranza di vita di 82 anni per un maschio e 86 per una femmina, l’acquisizione da parte della popolazione cui afferiscono di 42 milioni di anni-vita. Per l’Italia ciò equivale ad accrescere di circa il 2% il patrimonio demografico ossia gli anni di futuro che complessivamente competono al totale dei residenti”.