Speranze di dialogo, ma ancora violenza nelle città del sudovest, in Colombia. Mentre si allenta parzialmente la tensione a Cali, dove gli indigeni hanno tolto la loro “occupazione” (ma in città non sono mancati scontri neppur ieri), le maggiori tensioni ieri si sono verificate a Buga, circa 50 chilometri più a nord. Il Governo ha inviato l’esercito e la Polizia speciale per forzare il blocco della strada Panamericana. Si parla di un centinaio di feriti. Scontri anche a Popayán, capoluogo del Cauca, dove, secondo l’ong Temblores, la Polizia speciale ha sparato proiettili multipli ad altezza d’uomo. La stessa ong denuncia tra il 28 arile e il 12 maggio 2.110 casi di violenza da parte delle forze di polizia
Nella mattinata di ieri si è tenuto nella sede della Conferenza episcopale un incontro tra monsignor Héctor Fabio Henao Gaviria, direttore del Segretariato nazionale per la pastorale sociale della Conferenza episcopale della Colombia, e Carlos Ruiz Massieu, rappresentante speciale del Segretario generale e capo della Missione di verifica delle Nazioni Unite in Colombia, che fungono da garanti nel riavvicinamento tra il Governo e i rappresentanti dello sciopero nazionale, proclamato da oltre due settimane.
Nelle dichiarazioni rese ai media, mons. Henao Gaviria ha sottolineato che le parti coinvolte nel conflitto sono aperte al dialogo per trovare soluzioni tempestive. “Riteniamo che le parti stiano dando segnali positivi per continuare ad andare avanti. Questo ci permette di guardare al futuro con una certa speranza che, davvero, si aprano strade attraverso quei segnali positivi che ci sono stati dati”, ha sottolineato.
Allo stesso modo, mons. Henao ha evidenziato come si stato “un segnale importante” il fatto che il Comitato nazionale per la disoccupazione si sia recato ieri a Cali, in quanto segno di vicinanza ad uno dei luoghi dove la violenza e la repressione di questi giorni ha causato il maggior numero di vittime.