La scienza “dovrà mettersi sempre di più al servizio della società e in particolare degli ultimi, mirando a raggiungere gli obiettivi da cui dipende la salvezza dell’umanità”. Non ha dubbi Maria Chiara Carrozza, neopresidente del Consiglio nazionale delle ricerche, che in un’intervista al Sir sintetizza il contributo che il Cnr potrebbe offrire per conseguire gli obiettivi del Pnrr: “I miliardi che saranno investiti in istruzione e ricerca offriranno un’opportunità importante alla società tutta e, in quanto Cnr, dobbiamo dire la nostra, forti delle competenze trasversali che possiamo offrire per superare sfide importanti nel campo dell’istruzione e della ricerca, dell’ambiente e della salute e della trasformazione della Pubblica amministrazione. La scienza dovrà mettersi sempre di più al servizio della società e in particolare degli ultimi, mirando a raggiungere gli obiettivi da cui dipende la salvezza dell’umanità. Il mio punto di vista di scienziata viene dall’esperienza nella medicina della riabilitazione e dell’assistenza personale, settori che stanno vivendo un nuovo sviluppo grazie a innovazioni straordinarie, che ora possono consentire anche a persone con cronicità invalidanti di vivere più a lungo e bene”. Sul suo essere la prima donna alla guida dell’organismo, osserva: “Una presidenza Cnr al femminile può dare un senso di novità e può essere un simbolo dell’empowerment femminile, di quello che le ragazze possono ottenere impegnandosi nella loro carriera”. E per sconfiggere il diffuso e negativo pregiudizio italiano sul rapporto donne/Stem afferma: “Dobbiamo impegnarci al massimo per offrire la consapevolezza che ogni percorso di studio è accessibile alle ragazze così come ai ragazzi”, sostiene con riferimento al diffuso e negativo pregiudizio italiano su donne e Stem”. Un ruolo importante “lo svolgono la scuola, la cultura e le istituzioni. Come Cnr – conclude – spero che questo elemento ci caratterizzerà sempre più: abbiamo bisogno di un numero equilibrato tra i due sessi tra quanti si dedicano allo studio delle hard sciences, occorre una trasformazione culturale della scienza e della tecnologia, sempre a partire dal presupposto di un’adeguata preparazione”.