Rispetto al 2011 aumentano gli spostamenti quotidiani, soprattutto quelli fuori dal Comune. Al 31 dicembre 2019 sono 30.214.401 le persone che effettuano spostamenti quotidiani per recarsi al luogo di studio o di lavoro (erano 28.871.447 nel 2011), ossia il 50,7% della popolazione residente (48,6% nel 2011). È quanto emerge dal report sugli spostamenti dei pendolari, contenuto nel Censimento permanente della popolazione realizzato dall’Istat sul 2019.
La quota è più elevata è nel Trentino-Alto Adige (56,5%), seguita da Lombardia (56,0%), Emilia-Romagna (55,4%) e Veneto (55,1%). Sotto il valore medio nazionale (50,7%) si collocano tutte le regioni del Mezzogiorno (Sud e Isole), con le incidenze più basse in Sicilia, Calabria (42,3%) e Molise (43,6%), a cui si aggiunge anche la Liguria (49,5%). Il 67,9% delle persone si sposta quotidianamente per motivi di lavoro (pari a oltre 20,5 milioni in valore assoluto, 66,4% nel 2011), il restante 32,1% (quasi 9,7 milioni) per recarsi al luogo di studio. La geografia degli spostamenti è piuttosto differenziata in conseguenza della diversa struttura per età e delle diverse situazioni lavorative. Le regioni in cui ci si sposta di più per motivi di lavoro sono quelle del Nord, principalmente Friuli-Venezia Giulia e Liguria (71,6%), Emilia-Romagna (71,2%) e Trentino Alto-Adige (70,9%) dove i tassi di occupazione sono più elevati. Nelle regioni del Mezzogiorno sono invece più rilevanti gli spostamenti quotidiani dei giovani per raggiungere il luogo di studio, con incidenze più alte in Campania (40,4%), Sicilia (38,9%) e Calabria (37,2%).