La domenica dell’indizione del Sinodo diocesano, il 16 maggio, il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, investirà del suo mandato la commissione preparatoria, formata da sessanta tra laici e consacrati. La commissione avvierà un capillare lavoro di ascolto e di dialogo che coinvolgerà comunità e fedeli e definirà i temi su cui dovrà lavorare l’Assemblea sinodale, la cui apertura è già stata fissata per il 5 giugno 2022.
“È un evento storico perché è il primo per la nostra diocesi dopo il Concilio Vaticano II. Un Concilio che ha detto che i laici hanno diritto di partecipare alla missione della Chiesa in quanto battezzati e hanno diritto di parola. Vogliamo quindi che sia un evento forte, che serva a rimettere in movimento questa nostra Chiesa”, spiega mons. Giampaolo Dianin della segreteria del Sinodo. E continua: “Non è ancora del tutto chiaro di cosa si parlerà, lo decideremo all’interno di un percorso di ascolto e discernimento più ampio possibile. La pandemia ha messo in difficoltà le comunità cristiane, ha destrutturato tante cose che facevamo. Noi vorremmo coglierla come opportunità per chiederci se è bene che tutto torni come prima o se, al contrario, questa destrutturazione non ci stia provocando a chiederci come vogliamo ricostruire i pezzi”.
“Considero il vero Sinodo proprio quello che si fa in una diocesi – prosegue mons. Dianin – dove può esprimere tutte le sue potenzialità perché è collocato in un territorio preciso, dentro la storia di una Chiesa, con delle domande e dei problemi puntuali. Per questo crediamo che non sarà un evento formale. Sinodo non è il nome cattolico di Parlamento o congresso, è il nome proprio della Chiesa, del popolo di Dio che cammina insieme e insieme decide dove vuole andare. È un luogo in cui la Chiesa si riunisce e si mette in ascolto della Parola di Dio, legge una situazione, fa un percorso di discernimento e prende delle decisioni”.