Secondo le Previsioni economiche della Commissione europea, rese note oggi a Bruxelles, si può prevedere un “lento miglioramento sui mercati del lavoro”. Per l’Ue27 le previsioni indicano un tasso di disoccupazione al 7,6% nel 2021 e al 7% nel 2022. Per la zona euro i valori corrispondenti sono dell’8,4% nel 2021 e del 7,8% nel 2022, tassi che però rimangono superiori ai livelli pre-crisi. “Le condizioni del mercato del lavoro stanno lentamente migliorando dopo l’impatto iniziale della pandemia”, si legge nei documenti illustrati al Palazzo Berlaymont, sede dell’esecutivo Ue. “L’occupazione è aumentata nella seconda metà del 2020 e i tassi di disoccupazione sono scesi rispetto ai picchi registrati nella maggior parte degli Stati membri”. I regimi di sostegno pubblico, compresi quelli sovvenzionati dall’Ue tramite lo strumento Sure, “hanno impedito un drammatico aumento dei tassi di disoccupazione. Tuttavia i mercati del lavoro avranno bisogno di tempo per riprendersi completamente: prima di aver bisogno di assumere più lavoratori, infatti, le imprese disporranno di un certo margine di aumento dell’orario di lavoro”.
Per quanto riguarda i prezzi, le previsioni attuali per l’Ue indicano un’inflazione all’1,9% nel 2021 e all’1,5% nel 2022. Per la zona euro i valori corrispondenti sono dell’1,7% nel 2021 e dell’1,3% nel 2022. “Nell’Ue il rapporto debito pubblico/Pil dovrebbe raggiungere quest’anno il picco del 94%, per poi scendere leggermente al 93% nel 2022”, spiega la Commissione. “Il rapporto debito/Pil della zona euro dovrebbe seguire lo stesso andamento, salendo al 102% quest’anno per poi scendere leggermente al 101% nel 2022”. “Il sostegno pubblico alle famiglie e alle imprese ha avuto un ruolo fondamentale nell’attenuare l’impatto della pandemia sull’economia, ma ha portato gli Stati membri ad aumentare i loro livelli di indebitamento”, specificano gli economisti di Bruxelles.
Inoltre, “i rischi che pesano sulle prospettive sono elevati e rimarranno tali finché l’ombra della pandemia di Covid-19 continuerà a incombere sull’economia. L’evoluzione della situazione epidemiologica nonché l’efficienza e l’efficacia dei programmi di vaccinazione potrebbero risultare migliori o peggiori di quanto ipotizzato nello scenario centrale di queste previsioni”. Le stesse previsioni “potrebbero sottostimare la propensione delle famiglie a spendere, oppure il desiderio dei consumatori di mantenere livelli elevati di risparmio precauzionale”.
Un altro fattore d’incertezza “è rappresentato dalla tempistica della revoca del sostegno strategico che, se prematura, potrebbe mettere a repentaglio la ripresa. D’altro canto, una revoca posticipata potrebbe portare alla creazione di distorsioni del mercato e di ostacoli all’uscita delle imprese improduttive. Le ripercussioni delle difficoltà delle imprese sul mercato del lavoro e sul settore finanziario potrebbero rivelarsi peggiori del previsto”. Non da ultimo, “una crescita mondiale più forte, in particolare negli Stati Uniti, potrebbe produrre sull’economia europea effetti più positivi di quanto previsto”.