“In un certo senso non è una cosa totalmente nuova. Era già latente e presente in ciò che la Chiesa voleva proiettare di sé. Per la catechesi è senza dubbio un servizio solenne. È una nuova esperienza che qui in Brasile era già stata discussa e in alcune diocesi era, di fatto, già stata praticata. Valorizza la catechesi, i catechisti e lo svolgimento della catechesi nel suo insieme”. Così dom José Antônio Peruzzo, arcivescovo di Curitiba e presidente della Commissione di animazione biblica e catechetica della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), commenta sul sito dell’organismo ecclesiale la lettera apostolica in forma di Motu proprio di Papa Francesco “Antiquum ministerium”, che istituisce il ministero del catechista.
“Il Papa è molto sensibile soprattutto alla ministerialità femminile, per così dire. Nella catechesi, la maggioranza delle donne in questo servizio è immensa”, aggiunge l’arcivescovo, secondo il quale il documento avrà in ogni caso rilevanti effetti pastorali: “Il catechista si sente come un ministro laico formalmente istituito. Non si tratta solo di un servizio che fornisce una comunità. Il Papa dice che è una vocazione! Servire a nome della Chiesa nella comunità, educare alla fede e farlo a motivo del battesimo che ha ricevuto e della verità che professa; nell’assumere tutto ciò, la Chiesa riconosce questo compito non come un ruolo, ma come una missione, non come un attributo, ma come qualcosa di caratteristico dell’identità dei battezzati”. Non è un titolo che viene dato, “ma una missione che viene riconosciuta. È un dono di Dio. Non è una distribuzione dei compiti efficace e pratica o pragmatica”. Questo, prosegue dom Peruzzo, “educa la Chiesa e i vescovi, sacerdoti e diaconi gerarchici. Ci educa a tenere in debito conto e riconoscere con la dovuta grandezza cosa significa educare la fede di un popolo”.