“Ciò che dà senso e gusto al nostro vivere sono la salute, la progettualità, la fede, il lavoro, ma soprattutto le relazioni”, e “curare le relazioni è soprattutto un compito pastorale; occorre ritrovare insieme quel gusto della vita che rende forti nell’affrontare le avversità”. Lo ha detto questo pomeriggio mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, intervenendo con un videomessaggio alla prima delle tre sessioni plenarie del XXII Convegno nazionale di pastorale della salute “Gustare la vita, curare le relazioni”, promosso a Milano dal competente Ufficio Cei fino a giovedì.
“È difficile gustare la vita in solitudine senza condivisione, in assenza di relazione – ha spiegato mons. Russo -. In questo anno di pandemia e di chiusure forzate abbiamo visto le relazioni personali scomporsi e ricomporsi nei milioni di pixel delle connessioni video, e al tempo stesso sfilacciarsi. Colpisce al cuore la terribile solitudine dei malati, degli anziani nelle Rsa, di chi ha perduto la fiducia, sconfitta dalla disillusione. Ci siamo resi conto della preziosità impagabile delle relazioni, della necessità di sentirsi ancora e sempre più parte di una comunità. Abbiamo imparato che la tecnologia è utile, ma non può sostituire la relazione perché è la relazione che cura”. Di qui l’importanza di “curare le relazioni, non solo nel senso di prendersi cura delle persone, ma anche nel senso di curare le relazioni stesse” perché “a volte le relazioni si ammalano, soffrono, hanno bisogno di manutenzione, sollecitudine e amore. E prima ancora dobbiamo avere cura di scegliere le relazioni che ci fanno crescere, quelle in cui ci si mette scambievolmente al servizio e ci si sostiene”. La cura, ha fatto notare il segretario Cei,“per essere veramente tale, si riconosce dallo sguardo attraverso il quale c’è quel cambio di paradigma che nasce dalla compassione, come ha ricordato il Papa nella Samaritanus bonus sottolineando l’importanza del cuore che vede”. Senza la compassione “chi guarda passa oltre; invece chi ha il cuore compassionevole viene toccato e coinvolto”. Di qui, ha concluso, la necessità di curare le relazioni “affinché diventino sananti”.