“L’assegno unico universale per figli rappresenta sicuramente un ottimo inizio per superare la logica dell’emergenza e della frammentarietà che spesso accompagna le politiche sulla famiglia. Auspichiamo che al più presto venga approvato l’intero Family Act, per evolvere verso un sistema di misure incisive e organiche nel quadro di politiche familiari strutturali, in grado di ridurre l’incertezza nel futuro da parte di chi decide oggi di avere un figlio”. Lo sostengono oggi le Acli in una nota, evidenziando che “l’assegno unico universale per figli riduce la straordinarietà e la temporaneità di tante norme e garantisce l’universalità a prescindere dal reddito e dal patrimonio della famiglia”. perciò, “l’allargamento della platea dei beneficiari a categorie di lavoratori, come gli autonomi, che non avevano diritto a questa misura, è molto positivo. Il Governo ha ipotizzato di coprire tale allargamento con un aumento di 6 miliardi di euro da aggiungere ai 14,2 miliardi di euro spesi complessivamente per le politiche familiari: questo comporterebbe però, secondo le prime stime (e con un Auuf pari a 250,00 euro al mese), che un milione e 350mila famiglie vedrebbero diminuire la quota di aiuti di cui beneficiano tra assegni familiari, detrazioni e bonus”.
Secondo le stime dell’associazione “a rischiare di più sarebbero proprio le famiglie con reddito medio-basso e con figli piccoli”. Per far fronte a questa problematica, una delegazione delle Acli, composta da Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli con delega al welfare, e da Lidia Borzì, responsabile della Famiglia Acli, hanno incontrato la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, per discutere e presentare un documento con alcune proposte migliorative della norma, elaborate in collaborazione con il Caf, il Patronato e l’Osservatorio giuridico delle Acli.