Non permettere mai all’indifferenza di prendere il sopravvento ma avere il coraggio di piangere di fronte al dolore e la capacità di prenderci cura degli altri. Questo il messaggio che il Gen Verde, complesso musicale internazionale, vuole lanciare con il nuovo videoclip girato in Spagna sulle note della canzone “Chi piange per te?”. Un brano dedicato ad una bimba morta in uno dei tanti naufragi nel Mediterraneo e ritrovata in un hangar di Lampedusa con addosso ancora delle “scarpe di vernice”. Era il 3 ottobre 2013 e quel naufragio, dove persero la vita 368 persone (accertate), fu purtroppo solo l’inizio di una ininterrotta serie di altre tragedie. È di sole due settimane fa la morte per annegamento di oltre 130 persone al largo della Libia. “Abbiamo sentito la necessità di dare voce a chi, disperso in mare, ha perso non solo la vita ma anche la propria identità”, spiega Alessandra Pasquali, componente del Gen Verde. La canzone è stata cantata nella piazza principale di Lampedusa, l’isola dove, oltre agli approdi, si accolgono anche i corpi senza vita e senza nome di centinaia di migranti. “Questa canzone vuole essere una ninna nanna per questa bambina che hanno trovato nella stiva di una nave con indosso il suo vestito più bello e le sue scarpe di vernice come se dovesse andare in un posto bellissimo. Non sapremo mai il suo nome”.
Proprio a Lampedusa, Papa Francesco, nel 2013, lanciò un grido: “Siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”. “Ci siamo ispirate a quelle parole del Papa che purtroppo sono ancora attuali e riguardano varie situazioni drammatiche nel mondo”, racconta Alessandra. “Questa canzone e il video che l’accompagna vogliono essere un invito ad avere sempre il coraggio e la capacità di piangere per queste morti, a non abituarci alle scene di naufragio e sbarco che vediamo in tv e a non permettere mai all’indifferenza di prendere il sopravvento”. La canzone parla anche di chi ha avuto pietà ed ha teso le mani a chi era disperso in mare salvandogli la vita. “Finché ci abitueremo a queste immagini e ci abitueremo all’idea che delle persone possono morire in mare, abbiamo perso tutto. È quindi un richiamo a quel senso di umanità che tutti abbiamo dentro e che dobbiamo tenere sveglio chiedendoci: cosa posso fare? Qual è la mia parte?”. Composto da 19 artiste di 14 nazioni, il Gen Verde International Perfoming Arts Group si ispira al carisma dell’unità del Movimento dei Focolari e fa dell’internazionalità e multiculturalità i suoi punti di forza. “L’arte – dice Alessandra – ha la capacità di muovere i cuori, arrivare alle emozioni, alla parte viva che è in ciascuno di noi. L’arte riesce ad entrare in contatto anche con quella parte fragile e vulnerabile che abbiamo e per questo consente di sentire il dolore dell’altro, risvegliare le coscienze, credere che, se ciascuno fa la sua parte, può contribuire a costruire un mondo migliore, un mondo più giusto e più umano per tutti”.