“Il Vangelo mette dentro i nostri cuori voglia di vivere e di speranza. Abbiamo sentito parlare di gioia e di amicizia, sentimenti che condividiamo con tutti come desiderio e che rappresentano i capisaldi di un’esistenza riuscita a livello individuale e sociale. Bastano però le parole per riempire la vita di senso nuovo e cambiarla? È vero, tali parole vengono da Gesù, ma sappiamo dalla nostra esperienza, che tante volte le parole ci sfiorano senza entrare in profondità e aprire nuovi orizzonti”. Lo dice l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, in occasione della festa del patrocinio di San Catello, patrono di Castellammare di Stabia e compatrono della diocesi.
“Sarebbe bello – aggiunge il presule – se tali valori caratterizzassero – sul serio – la nostra vita e società. Come facciamo allora a credere che questa è la parola del Signore? Ci vengono in aiuto i discepoli, con la loro testimonianza, è grazie a loro che noi le ascoltiamo, perché sono state raccolte nei Vangeli e consegnate a noi. Quando gli apostoli hanno ascoltato tali parole, durante l’ultima cena, era un momento difficile, di addio. Gesù annunciava loro un fallimento, stavano per sperimentare un momento di debolezza, non ce l’avrebbero fatta a seguire Gesù, la paura sarebbe stata più forte”.
In questo “clima buio”, “egli pronuncia ugualmente parole di speranza e non erano certo parole di una persona che non era dentro la storia. Sono parole che arrivano da Dio e che egli pronuncia per il bene dei suoi discepoli e che continua oggi a pronunciare per noi. Perché siamo incapaci da soli a metterci in cammino. Le sue parole nascono dall’amore che rimane fedele a Dio, anche quando i fratelli lo tradiscono. Esiste un amore più grande, che differisce da nostro – spesso ad intermittenza. La Festa della Pasqua è questa, la riconferma di un amore vero e totale, che mette da parte se stesso per il bene altrui”, osserva mons. Alfano.
Di qui l’invito: “Dobbiamo avere la costanza di rimanere in Lui. Eccola l’intercessione di San Catello, non si tratta di rifugiarsi altrove o di dirgli: ‘Pensaci tu perché noi non ci riusciamo’; ma piuttosto di condividere con lui la nostra fede e fiducia in Gesù. Tanti che hanno creduto in Lui sono diventati annunciatori. Una schiera interminabile di santi, tra questi anche il nostro San Catello”. Mons. Alfano conclude: “I santi non sono dei talismani o dei portavoce, non è una religiosità fai da te utile solo per i nostri bisogni. Sono dei segni forti, concreti e luminosi di speranza in un mondo che oggi fa fatica”.