Una richiesta di asilo in Canada dove esiste una possibilità di prolungare quelle cure che la tengono in vita e che il Regno Unito le vuole, in questo momento, negare. È questa l’ultima speranza per Pippa Knight, la piccola di cinque anni, residente a Strood, nel Kent, entrata in stato vegetativo due anni fa a causa di una rara malattia neurologica, l’encefalopatia necrotizzante acuta. La mamma, Paula Parfitt, è stata protagonista di una battaglia legale cominciata nel dicembre 2020 quando i medici dell’Evelina Chidren Hospital di Londra, dove è in cura Pippa, sono ricorsi ai giudici per ottenere il permesso di sospendere i supporti vitali che tengono in vita la bambina. L’ultima possibilità rimasta alla famiglia era la Corte Suprema di Londra, tribunale di ultima istanza, che ha deciso, però, di dare ragione ai dottori. La piccola non avrebbe alcuna speranza di miglioramento e sarebbe nel “suo migliore interesse” venire privata della ventilazione artificiale e lasciata morire. Secondo John Sherrington, responsabile del settore bioetica per la Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, “la decisione dei giudici di dare ai medici il permesso di interrompere i supporti vitali della piccola Pippa Knight, basato sulla qualità di vita di questa bambina o sul suo valore, non le riconosce l’inerente dignità umana con la quale è nata. Dobbiamo assicurarci che cure adeguate vengano garantite dove c’è ancora vita anche nel caso di una grave malattia o disabilità”.