Fra le conseguenze generate dalla pandemia e dalla crisi sanitaria che ne è derivata, vi è quella di aver accelerato i fenomeni trasformativi in atto, “rendendo ancor più evidente che ci troviamo in una fase di transizione, o meglio ancora in una fase in cui diverse transizioni sono in corso all’interno della nostra società”. È sul concetto di “transizione”, da “intendersi come passaggio da una realtà nota a un avvenire prossimo, ma dai contorni incerti”, che si focalizza l’analisi di Giuseppe Riggio (nella foto), caporedattore di Aggiornamenti Sociali, presentata nell’editoriale di aprile della rivista dei Gesuiti di Milano.
“Ma quali sono le transizioni che caratterizzano questo momento storico? Alcune sono già evidenti e hanno prospettive più chiare. Tra queste vi sono i processi della transizione ecologica e digitale, su cui si giocherà il futuro dell’Italia. Altre, invece, sono ancora in una fase magmatica, dai contorni poco netti e dagli esiti incerti. Tra queste, occupano un posto di primo piano quelle relative alla sfera istituzionale e politica, che sono imprescindibili affinché si possa rinnovare con successo il nostro sistema Paese”. Qui lo scenario “è più complesso, perché la sfera istituzionale e politica si articola su più livelli, a partire da quello sovranazionale dell’Unione europea: le istituzioni europee stesse sono entrate in una delicata fase di transizione nel momento in cui hanno deciso di compiere scelte coraggiose e potenzialmente divisive, dal Next Generazion Eu al piano di acquisto dei vaccini, rompendo con l’autoreferenzialità e incrociando concretamente la vita dei cittadini”.
“Vivere in una fase di transizione – si legge – significa fare una scommessa sul futuro: per questo genera passione ed entusiasmo, ma anche un inevitabile senso di vertigine e di paura. Tuttavia questa stagione di transizioni plurime, tra loro interconnesse, è un invito a rimettere in campo energie e desideri, ad accettare di vivere l’incertezza dovuta ai cambiamenti, convinti di voler vincere la sfida che abbiamo di fronte e che riguarda il futuro stesso della nostra democrazia”.