“Sembra vuoto, un affronto, dare la ‘buona Pasqua’. Ma forse è la cosa più concreta che possiamo fare. Perché la Pasqua scende dall’alto su un Uomo che ha sofferto, è morto e chiuso in una tomba”. Lo scrive mons. Sergio Solmi, vescovo di Parma, nel messaggio pasquale pubblicato sul n. 13 di “Vita Nuova Parma Sette” di domenica 4 aprile. “I Vangeli – prosegue Solmi – non ci dicono come sia successo, ci dicono che è successo: Lui vive per non morire più. Non possiamo lasciare da parte questa ‘linea verticale’ non riconosciuta dall’immanentismo di oggi e da un non ‘politicamente corretto’. Senza questa cade tutto e non solo la Pasqua”.
Come le braccia sulla Croce “sono stese per tutta l’umanità – si legge ancora nel messaggio – , così i frutti della Risurrezione hanno la stessa estensione e possono dare speranza e forza attingendo quasi ad un ‘deposito pasquale’ in dotazione ad ogni donna e uomo che nasce. Averne coscienza piena è il dono della fede che si lega con il voler bene di tutti, la voglia di ricominciare e il servizio offerto specialmente a chi, come il Signore, è crocifisso per la malattia e la cattiveria”.