Nell’anno dell’emergenza Covid, in controtendenza rispetto al crollo generale, fra i settori produttivi simbolo del Made in Italy si salva solo l’agroalimentare trainato dal record storico delle esportazioni che superano i 46,1 miliardi di euro, ai massimi di sempre. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti sulla base del rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’Istat. Mentre il tessile e automotive registrano tagli drammatici, tiene solo la produzione delle imprese del comparto alimentare che – sottolinea la Coldiretti – “diventa così la prima ricchezza del Paese”.
Un risultato ottenuto grazie alla fame di Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo dove nonostante la pandemia Covid si registra – precisa la Coldiretti – un andamento positivo con un aumento dell’1,7% nel 2020 rispetto all’anno precedente. “L’Italia può ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia”, afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che nell’agroalimentare è possibile creare un milione di nuovi posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale. Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese.