Una vera e propria emergenza umanitaria, che si aggiunge ai già numerosi problemi delle popolazioni frontaliere di Colombia e Venezuela. È quella che si vive nello Stato venezuelano di Apure e nel dipartimento colombiano dell’Arauca, dove sono sfollate circa 4mila persone dal vicino confine. Nell’Apure, infatti, la popolazione fugge di fronte agli scontri tra dissidenza Farc, gruppi armati ed Esercito venezuelano. In merito all’emergenza interviene il direttore del Segretariato di Pastorale sociale Caritas della Chiesa colombiana, mons. Héctor Fabio Henao, che, in un’intervista all’ufficio stampa della Conferenza episcopale colombiana, afferma: “Tutto il Paese dev’essere solidale con la Chiesa in Arauca. Sia qui sia nella città venezuelana di Araquita si è creata una vera crisi umanitaria, ci sono persone che hanno bisogno di protezione internazionale, ma anche colombiani che tornano nel proprio Paese dopo aver vissuto per anni in Venezuela”.
“A nostro avviso, quest’opera umanitaria richiede un’attenzione completa da parte dello Stato, ma anche da parte della comunità internazionale e nell’intera società siamo chiamati a sentirci fratelli e sorelle di coloro che attraversano il confine”, ha proseguito mons. Henao.
Sulla vicenda è intervenuto anche mons. Pablo Modesto González, vescovo di Guasdualito (Venezuela), che esprime “solidarietà” alla popolazione coinvolta suo malgrado negli scontri, soprattutto nella parrocchia di San Francesco d’Assisi, ed esprime “forte preoccupazione” per gli scontri in atto. Il vescovo fa appello alle parti in causa perché cerchino soluzioni “senza spargimento di sangue”.
Nei giorni scorsi, sessanta organizzazioni della società civile di Colombia e Venezuela e 300 tra docenti universitari, leader sociali e comunitari, difensori diritti umani, hanno firmato un appello in cui chiedono alle Nazioni Unite di designare un inviato speciale per affrontare l’attuale crisi.