“Se mi avessero detto, due anni fa, che quasi il 40% dei gallesi sarebbero stati a favore dell’indipendenza, nei sondaggi, avrei pensato che si trattava di uno scherzo. Eppure è la realtà con la quale ci troviamo a fare i conti oggi”. Richard Wyn Jones è docente di politica all’Università di Cardiff. Ha appena pubblicato, con la casa editrice “Oxford University Press”, il volume “Englishness”, dedicato al nazionalismo inglese che ha promosso la Brexit. “È stata proprio l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue ad ingrossare le fila di coloro che vogliono un Galles indipendente”, spiega l’esperto. “La nostra regione, soprattutto nel settore manifatturiero, sarà molto danneggiata. Inoltre è chiaro che questo governo non è interessato alla ‘devolution’, il processo attraverso il quale, alla fine degli anni Novanta, la Scozia e il Galles si sono resi indipendenti con l’avvio di un parlamento a Edimburgo e di un’assemblea nazionale a Cardiff”. Secondo Wyn Jones il governo britannico, anche se non dice con chiarezza che è contro le autonomie locali, sta cercando di far rientrare molti dei poteri che sono stati concessi ai parlamenti locali in questi anni. “Vi è anche una mancanza di sensibilità nei confronti di queste identità regionali. È diventato, per esempio, obbligatorio, innalzare la bandiera britannica, la Union Jack, anziché la bandiera gallese, su tutti gli edifici pubblici”, conclude Wyn Jones.