“Chi crede nella risurrezione vive in un modo, chi non ci crede vive in un altro modo; chi crede nella vita si impegna a favore della vita, chi crede invece che con la morte è finito tutto per Gesù, allora vuol dire che non crede alla vita”. lo ha sottolineato il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nell’omelia della messa di Pasqua, celebrata in cattedrale. Ricordando i “segni” della risurrezione e la loro comprensione da parte di Maria di Magdala (Maddalena), Giovanni e Pietro, il presule ha osservato: “È risorto e vive in un’altra dimensione che non è più quella fisica, ma è spirituale, per cui Gesù risorto è dovunque, è qui in mezzo a noi e noi non vedremo Lui faccia a faccia, lo vorremmo vedere… Magari! Ma non importa! Noi vedremo i segni della sua presenza, soprattutto il segno dell’Eucarestia che sull’altare fra poco faremo”.
E, si è domandato, “ci bastano questi segni? Vedete, per chi crede, i segni che ci sono bastano e avanzano; ma per chi non crede, i segni non bastano mai, perché c’è sempre una riserva mentale, un dubbio profondo e allora Gesù potrebbe fare tutti i miracoli del mondo, potrebbe venire pure Lui…, chi non crede, continuerà a non credere, perché è chiuso a Dio. Maria Maddalena, Pietro, Giovanni hanno visto dei segni; sono stati sufficienti quei segni, hanno creduto. Anche noi abbiamo dei segni, sono sufficienti, crediamo che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi, ci incontra, ci pianta gli occhi addosso, ci guarda, ci scruta dentro e ci chiede di seguirlo, di accettarlo nella vita come compagno e guida nel cammino. Bastano questi segni!”.
Allora, ha concluso mons. Mansi, “tutto questo per dire che Gesù, il nostro Maestro, il nostro Signore è vivo e noi non siamo i discepoli di un morto, siamo i seguaci di un vivente; questo vivente è in mezzo a noi e con la sua presenza ci tocca e ci guarisce, ci incontra e ci salva. Solo Gesù ci salva, Lui ha vinto il male! Allora se noi, se noi ci mettiamo dietro a Lui, anche noi sperimenteremo la gioia della risurrezione, la gioia della Pasqua”.