“La pandemia giustamente viene curata con il vaccino. Ma c’è un’altra pandemia che ha bisogno di essere debellata attraverso il vaccino dell’amore e della fratellanza. Questo tempo di grande difficoltà e sofferenza ci sta dicendo che la forza della Vita deve ribaltare la morte, facendo rotolare le pietre del peccato che ostacolano l’agire di Dio che vuole il bene di tutti e non di alcuni”. Lo ha detto mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, nell’omelia della messa di Pasqua celebrata nella cattedrale di Matera. Di qui una serie di auspici da parte del presule. Anzitutto “che non continui a vincere la logica dei paesi più ricchi a scapito di quelli più poveri. Che i ricchi, approfittando di questa crisi mondiale, non diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Sappiamo benissimo come le famiglie che bussano alle nostre parrocchie sono più che raddoppiate”. Quindi l’augurio che “gli usurai ritornino ad essere uomini senza sfruttare la disperazione” dei poveri; che “si comprenda che in tutti i campi della vita” occorre il “remare insieme verso la stessa direzione per raggiungere l’obiettivo del bene di tutti”; che “ogni scelta venga fatta salvaguardando la dignità della persona” che “si ritorni ad adorare ed accogliere la sacralità della vita dal suo concepimento al suo morire”. E ancora, mons. Caiazzo si augura che nelle famiglie ritorni il dialogo e “si ritorni a seminare la dolcezza e la fragranza dell’amore anche sulla terra”. Infine, “si rispetti e si ami la donna come ‘carne dalla propria carne, sangue dal proprio sangue’ e non come oggetto di desiderio, di libidine, proprietà privata, tanto da sfociare in femminicidio”.