Firenze “riconosca nella vita di Gesù e nel suo Vangelo una sorgente incomparabile di significato e di orientamento di vita, un progetto di vita buona e un disegno di concordia civile e di pace universale. Gesù non è una questione religiosa, ma un’immagine di vita piena e un orizzonte compiuto di storia. Da Lui, dalle sue parole, dalla sua esistenza donata scaturisce una strada certa di bontà per tutti”. È l’appello che ha rivolto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia della messa di Pasqua. “Pasqua è sì festa consolante perché dice speranza, vittoria della vita sulla morte, ma è anche festa impegnativa, perché dice cammino nel sentirsi fratelli e nell’amare fino alla dimenticanza di sé. Guai se il distanziamento sociale, a cui la pandemia ci costringe, dovesse diventare preludio alla scomparsa dell’altro, del fratello dalla nostra vita. La luce di Cristo non è solo splendore di verità, ma è anche fuoco di carità, è verità di amore”, ha evidenziato il porporato.
“Una verità scomoda quella che propone Gesù, perché amare è soffrire: non ci può essere amore senza croce, come Lui ci mostra. Ma è anche l’unica possibilità per l’umanità di uscire dalle secche di una cultura che sta soffocando ogni autentica aspirazione del cuore e della mente, chiedendo di assuefarci a modelli standardizzati, programmando le nostre scelte secondo algoritmi che funzionano in base al consenso”, ha proseguito l’arcivescovo, per il quale “la cultura degli ‘ultimi uomini’ è attorno a noi, rischia di intossicarci tutti; è una cultura narcotizzata, in grado di produrre solo desideri meschini e a basso costo, una cultura di morte prima ancora che la morte giunga, incapace poi di affrontarne il mistero. Abbiamo bisogno di illuminare la grande mistificazione che ci circonda e ritrovare una strada di verità, quella che risplende nel Crocifisso Risorto, colui nel quale dolore e amore non sono separati e la morte risorge nella vera vita”.
Il cardinale ha concluso: “Questa è la luce da cui ci vogliamo far abbagliare nel fuoco della Pasqua!”.