Il dibattito nel Congresso colombiano in merito alla riforma tributaria dev’essere condotto “Con maggiori responsabilità e trasparenza”, in modo che sia sempre evidente “l’interesse per il bene comune, l’equità sociale e la trasparenza”. È l’esortazione della Conferenza episcopale colombiana (Cec), intervenuta ieri con una nota in merito al tema che sta animando l’opinione pubblica nel Paese. Ieri e mercoledì, infatti, ci sono stati due giorni di sciopero nazionale, con il bilancio di tre morti (tra cui un minore a Cali), numerosi feriti, repressioni e atti vandalici. Nella nota sulla riforma tributaria, la Cec suggerisce sei “criteri fondamentali” da tenere presenti nella proposta di riforma del sistema tributario: il rafforzamento di forme di economia solidale, il potenziamento e l’incentivazione del ruolo delle organizzazioni che si dedicano alla promozione sociale e all’assistenza umanitaria, maggiori investimenti di carattere sociale in vista di uno sviluppo economico a largo raggio, il tenere in conto del primato dell’etica sull’economia, un’effettiva austerità della spesa pubblica, un’attenta valutazione di qualsiasi provvedimento, perché “non vada ad aggravare le condizioni delle persone meno favorite e accrescere il loro numero”. Insomma, conclude il messaggio, non si tratta solo di trovare qualche rimedio per uscire dalla crisi, ma di “progettare il futuro del Paese”, pensando a un “progetto comune”. Parole che coincidono, oltre che con le proteste, anche con la diffusione dei dati sulla povertà presentati ieri dal Dane, l’Istituto statistico nazionale. Più di 3,5 milioni di colombiani sono caduti in povertà a causa della pandemia. La condizione di povertà è passata da 17,4 milioni di persone a 21,2 milioni nel 2020 (oltre il 40% della popolazione), l’aumento più significativo da un anno all’altro da quando sono disponibili tali dati.