“Carissimo Papa Francesco, l’Azione cattolica tutta, tutti i ragazzi, i giovani, gli adulti e gli anziani che ne fanno parte ti vogliono bene, ti seguono con gratitudine e fiducia, e pregano per te”. Con queste parole il presidente nazionale di Ac, Matteo Truffelli, ha salutato questa mattina il Santo Padre che ha ricevuto in udienza il Consiglio nazionale dell’associazione laicale. Erano dunque presenti i responsabili nazionali in rappresentanza dei 270mila iscritti, presenti in 5.400 parrocchie, sostenuti da 7mila sacerdoti assistenti ecclesiastici. L’Ac sta vivendo in questi giorni la XVII Assemblea nazionale, che si concluderà domenica con i rinnovi delle cariche. Truffelli ha affermato: “Vogliamo tentare, insieme, di leggere in profondità il tempo che stiamo vivendo per trovare dentro di esso i sentieri da percorrere verso la realizzazione di un’autentica conversione missionaria. Per partecipare alla costruzione di una società più giusta, più solidale, più umana”. “L’Azione cattolica – ha concluso Truffelli – è fatta di uomini e donne di ogni età, provenienza territoriale, appartenenza sociale e formazione culturale, che desiderano camminare gli uni con gli altri per condividere la bellezza della comune vocazione alla santità e all’apostolato. In ascolto reciproco e in ascolto del tempo che abitiamo. È questo il nostro modo, semplice ma appassionato, di vivere la corresponsabilità laicale. Ed è ciò che abbiamo da donare alla Chiesa italiana, anche per sostenerla nel cammino sinodale che la attende”.
Al saluto di Truffelli, ha fatto seguito quello dell’assistente ecclesiastico generale, mons. Gualtiero Sigismondi: “mi permetto soltanto di richiamare un’immagine che riesce ad abbracciare la famiglia bella e grande dell’Ac. Si tratta di un’immagine suggerita da Paolo VI, il 20 maggio 1978, a don Antonio Tigli, allora assistente centrale di Acr. Questa la sua testimonianza, resa molti anni dopo: ‘Invitato a salutare il Papa, ebbi la fortuna di ascoltare alcune sue parole che sono rimaste scolpite nel cuore come impegno e servizio. Inginocchiato davanti a lui, mi chiese di voltarmi verso l’aula e con voce ferma mi disse: Sia un buon giardiniere di questo prato meraviglioso. Le sue mani stringevano forti le mie. A distanza di anni, molti particolari sono sfocati, ma lo sguardo, il sorriso, lo slancio, le parole del Papa, quelli no’”. Sigismondi ha aggiunto: “Padre Santo, la sua benedizione ci aiuti a riconoscere che siamo ‘servi inutili’: giardinieri, non padroni del giardino; ‘manovali, non capomastri’”.