“La fraternità è autentico segno di risurrezione; è l’alternativa non illusoria al veleno e all’ipocrisia dell’inimicizia, del sospetto, della menzogna e di qualsiasi forma di morte”. Lo ha scritto mons. Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
Ricordando che “la Bibbia non tace su esperienze di vita caratterizzate da una difficile fraternità segnata da contrasti, intrighi, incomprensioni, sotterfugi, insidie di ogni genere, pregiudizi e distanze”, il vescovo osserva però che seppur “difficile” è a partire dalla fraternità che “si può verificare la vera obbedienza alla parola dell’Evangelo”. “Papa Francesco, il 3 ottobre 2020, ha consegnato la sua lettera enciclica ‘Fratelli tutti’, richiamando la necessità della fratellanza universale quale vero antidoto alla violenza e alla barbarie delle parole, e non solo, che inquinano le relazioni umane”, prosegue mons. Vezzoli, invitando a “riconoscere la necessità del dialogo. Esso solo può dinamicamente mettere in atto un cammino di cambiamento e, dunque, di conversione alla vera fraternità. Dal dialogo, in realtà, noi non usciamo nello stesso modo con cui abbiamo accettato di entrare. Il dialogo porta ad una conoscenza inaspettata dell’altro; ci introduce alla scoperta di se stessi e dell’altro come dono reciproco in una dinamica di gratuità”. “Il dialogo – spiega – porta alla conversione di sé e introduce in un cammino di comunione nella quale la fraternità è possibile. E questo avviene senza la paura di dover rinunciare a ciò che costituisce il fondamento della nostra fede, della speranza che è in noi come dono e dell’amore che ci sospinge ad un incontro di comunione e di condivisione”. “In un contesto, come quello contemporaneo, per i credenti la tentazione di un irrigidimento dell’identità confessionale nei confronti di altre confessioni di fede, viste come una minaccia alla propria integrità, è sempre in agguato”, ammonisce il vescovo: “È necessario, invece, per i credenti accogliere l’altro come riflesso del mistero della incarnazione di Dio, che si è fatto uomo in Gesù, per incontrare tutti”. “Per riprendere lo stile di una fraternità autentica”, prosegue mons. Vezzoli, “è necessario disarmare se stessi lasciando aperta la via della misericordia, del perdono e della compassione”. Inoltre, “è decisivo uscire dalle proprie miopi chiusure e staticità, che ci fanno contemplare noi stessi nella dimensione di una illusoria perfezione, cadendo nel giudizio sprezzante nei confronti dell’altro”.