“La speranza è il dono che i credenti portano a tutti, in spirito di amicizia. Sanno che la speranza non è un mero augurio (o, qualche volta, una pietosa bugia), ma è una buona notizia, una risorsa che scaturisce da un evento che li mobilita: la risurrezione di Gesù Cristo, certezza di vita oltre la morte, reale possibilità per ogni anelito di futuro, per ogni attesa del cuore”. Lo ha scritto mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
Il “caloroso augurio di buona Pasqua” rivolto a tutti, “mi viene dal cuore – spiega il vescovo –, particolarmente vicino a chi sta pagando il conto così salato di questa epidemia”. Mons. Turazzi si rivolge anche “con affetto e comprensione ai ragazzi e ai giovani: questi mesi li hanno segnati profondamente, ma anche preparati ad affrontare il futuro”. “Bene o male lo spirito di adattamento ci ha sorretto”, osserva, aggiungendo che “una sostanziale disciplina, insieme a tanta solidarietà, hanno arginato il peggio”. “Tuttavia, ci sono ferite profonde da rimarginare: ci vorrà tempo!”, ammonisce il vescovo, riferendosi “alle ferite, prima fra tutte il rimpianto per chi ci ha lasciato e poi le solitudini e la crisi economica con le conseguenti tensioni sociali”. “Tra le virtù – una cassetta degli attrezzi per l’anima – suggerisco la perseveranza e più ancora la responsabilità, parola piuttosto inflazionata, ma da vedere in quella luce che le conferisce freschezza”. “È troppo facile – spiega – chiedere la responsabilità a chi, per ruolo istituzionale, è chiamato a decidere. In questo momento è una proposta per tutti noi, così provati dalla insicurezza e dalla stanchezza. Abbiamo il dovere di reagire agli eventi, alle situazioni e alle loro conseguenze responsabilmente: è questo il primo vaccino da iniettare alla nostra collettività coi nervi a fior di pelle”.
La conclusione è affidata alla “speranza” che “è tutt’altro che una virtù in crisi, semmai è la virtù della crisi”.