“Quello che ci lasciamo alle spalle è un anno che ha segnato, e continua a farlo, tutti noi. Anche chi è stato solo lambito dal male, porta i segni di un dolore collettivo che non sarà spazzato via facilmente. E che forse neppure dovrà essere cancellato così in fretta”. Lo scrive il vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, mons. Armando Trasarti, nel suo messaggio ai fedeli per la Pasqua. Il presule suggerisce, invece, di “averlo nella nostra memoria”. “Per essere pronti, a fine pandemia, a ricominciare su basi nuove, a essere più attenti a noi e agli altri, per gettare le basi di un mondo nuovo, di una convivenza diversa”.
Mons. Trasarti ricorda che “abbiamo sperimentato grandi solidarietà ed enormi solitudini”. “Slanci sinceri di amore e gratuità. E anche se proveremo a fare finta di niente, niente sarà davvero come prima. Cerchiamo dunque di farne tesoro, di guardare in noi stessi e a quello che verrà, promuovendo il meglio anche per le generazioni future”. Soffermandosi sul messaggio della Pasqua, il vescovo segnala che “paura e solitudine, malattia e dolore, morte e disperazione resteranno”. “Eppure non hanno l’ultima parola”. La consapevolezza è che “questa festa non cancella il buio, però mi promette che Dio mi accompagna attraverso ogni buio”. “Questa festa è la promessa che l’ultima parola non ce l’ha la morte; l’ultima parola ce l’ha sempre l’amore e la vita. Pasqua è l’invito a osare un nuovo inizio. Pasqua è l’invito a incominciare da capo, passando per tutte le oscurità, tristezze, paure e solitudini. Pasqua è la luce fioca di un mattino in cui non si canta un alleluia, eppure il sepolcro vuoto, le pietre rotolate via raccontano della vita a dispetto di ogni morte”.