“La Pasqua è celebrazione dell’amore magnanimo, paziente e misericordioso di Dio (cf. Es 34,6-7). Chi, più di Lui, può mostrarci la pazienza creatrice e salvifica dell’amore e infonderla nei nostri cuori? Ne abbiamo bisogno, non solo per ‘portare pazienza’ in questo tempo ancora difficile, ma anche, e soprattutto, per portare la forza creatrice della carità dentro la Chiesa e la società, che la pandemia ci sfida a rinnovare radicalmente: ben sapendo che chi fa nuove tutte le cose è, nello Spirito Santo, il Signore Gesù, morto e risorto”. Lo ha scritto il vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
“Nel rispetto delle normative per fronteggiare la pandemia”, il vescovo esorta a “partecipare alle celebrazioni che si svolgeranno nelle nostre chiese”. “Ma non dimentichiamo – prosegue – ciò che abbiamo vissuto lo scorso anno, nel pieno della prima ondata della pandemia. È stato impossibile, ricordate, celebrare i riti della Settimana Santa con la presenza dei fedeli: eppure, non c’è dubbio, anche nel 2020 abbiamo celebrato la Pasqua del Signore”. “Celebrare la Pasqua nelle chiese e celebrarla nelle case non sono due alternative incompatibili”, ammonisce mons. Gianotti, che propone: “Perché non potremmo provare a tenere insieme queste due possibilità, integrandole l’una con l’altra? Facendo in modo, ad esempio, di prolungare nelle case qualcosa delle celebrazioni fatte in chiesa; oppure anche completandole a vicenda”. Dunque “celebrare la Pasqua nelle chiese, celebrarla nelle case…”, prosegue il vescovo: “E poi certo (e anzitutto), celebrarla nei nostri cuori, celebrarla nell’esistenza di uomini e donne che accolgono Gesù Cristo, morto e risorto, al centro della loro vita”. “Un anno abbondante di crisi dovuta alla pandemia ci ha prostrato, ci ha reso esausti”, osserva mons. Gianotti: “Molti stanno ancora lottando contro il virus: sia perché ammalati, sia perché dediti alla loro cura. Sappiamo che tanti, tantissimi, non ce l’hanno fatta. Ancora una volta, a loro, e ai loro cari, vanno il nostro pensiero affettuoso e la preghiera che sostiene la speranza cristiana nella vita eterna”. “Ma anche su chi non è colpito direttamente o indirettamente dalla malattia – aggiunge – pesa, mi sembra, questa sensazione: non ne possiamo più, siamo prostrati da tutta questa vicenda lunga, dolorosa; siamo stanchi”. Per questo il vescovo invita a guardare alla “pazienza/Passione del Signore, nella sua Pasqua”. “Possiamo celebrare la Pasqua che ci sta davanti – suggerisce il vescovo – chiedendo a Dio la grazia di partecipare pienamente della pazienza di Cristo. È una pazienza forte, tenace, creativa”.