“Pasqua è la festa della rimozione delle pietre tombali, il giorno in cui scopriamo che la nostra esistenza non sbatte davanti a una pietra che la imprigiona”. Lo sottolinea mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
“A tutti – scrive – giunga l’augurio di una buona e santa Pasqua nella luce del Cristo risorto: la pietra che chiudeva il suo sepolcro è stata rimossa”. “A Pasqua – spiega l’arcivescovo – Dio ha rimosso le pietre più dure contro cui vanno a schiantarsi speranze e aspettative: la morte e il peccato”. “Come per Cristo e in Cristo risorto – l’auspicio di mons. Crepaldi – la Pasqua sia allora occasione di rinascita: nella carità, che faccia di noi dei testimoni capaci di aiutare gli altri con spirito autenticamente fraterno, specialmente i piccoli, i bisognosi e i poveri; nella speranza, che ci renda lievito e sale in questo nostro tempo, difficile e problematico, per tutti gli uomini e le donne che incontriamo nella nostra amata Trieste, nelle nostre famiglie, nel lavoro, nella scuola, nelle relazioni; nella fraternità, che ci impegni a camminare insieme perché ciascuno sappia incontrare, accogliere, prendersi cura dell’altro”.
L’arcivescovo richiama anche il saluto pasquale “Surrexit Christus, spes nostra!” (Cristo, nostra speranza, è risorto!). Un’espressione che parla “non di morte, ma di vita; non di divisioni, ma di pace; non di egoismi, ma di carità; non di menzogne, ma di verità; non di quello che deprime, ma di quello che vivifica”. “Cristo risorto proietta la sua luce sull’uomo e la famiglia, sulle leggi e i comportamenti e sulle varie forme della nostra vita comunitaria”, aggiunge mons. Crepaldi, evidenziando che “quella del Risorto è una luce che rinnova e salva soprattutto nel tempo che stiamo vivendo segnato dalla dolorosa pandemia da Covid-19 che ha travolto l’esistenza di tutti, dai bambini agli anziani, con un carico impressionante di morte e di dolore, di paura e di angoscia”.