Il Consiglio Ue ha prorogato di un anno, fino al 30 aprile 2022, le misure restrittive in considerazione della situazione in Myanmar/Birmania. “La proroga riguarda misure restrittive mirate nei confronti di: persone direttamente coinvolte nel colpo di Stato militare del febbraio 2021 e nelle successive violenze a danno di manifestanti pacifici; persone responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani commesse nei confronti della popolazione Rohingya e di altre minoranze etniche”. Le sanzioni, puntualizza un comunicato del Consiglio, sono rivolte ad alti funzionari delle forze armate (Tatmadaw) e della polizia di frontiera del Myanmar, nonché a membri civili del Consiglio di amministrazione dello Stato e al presidente della commissione elettorale. Le misure restrittive riguardano anche due entità detenute e controllate dalle forze armate del Myanmar (Tatmadaw).
Il regime sanzionatorio prevede pure: un embargo sulle armi e sulle attrezzature che possono essere utilizzate a fini di repressione interna; un divieto di esportazione di beni a duplice uso destinati all’impiego da parte delle forze armate e della polizia di frontiera; restrizioni all’esportazione di attrezzature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna. Vieta inoltre di fornire addestramento militare alle forze armate del Myanmar (Tatmadaw) e la cooperazione militare con le stesse. Nota di rilievo: il regime sanzionatorio “non ha conseguenze negative sulla popolazione birmana vulnerabile”. L’Ue “resta al fianco del popolo birmano e continuerà a fornire assistenza umanitaria”. Dall’inizio del 2021 sono stati stanziati 20,5 milioni di euro in tal senso.