Ordinariato militare: mons. Marcianò a infermiere volontarie Cri, “esperienza straordinaria di fraternità, esempio per tutte le comunità umane”

“Presenti oggi, nel vivo dell’emergenza coronavirus, come in ogni emergenza e calamità naturale; presenti a fianco dei nostri militari, che sostenete con l’impegno sanitario e la delicatezza della vostra vicinanza, capace di illuminare e riscaldare. La vostra è, ed è stata in questi mesi, presenza di luce, in grado di rispondere a bisogni primari, di rischiarare angosce nascoste, di riscaldare tante solitudini”.

Con queste parole l’Ordinario militare, Santo Marcianò, ha ricordato l’impegno del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana di cui oggi si celebra la festa della patrona, santa Caterina da Siena. Nella chiesa di santa Caterina a Magnanapoli in Roma, davanti al presidente nazionale della Croce Rossa, Francesco Rocca, al sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli e all’ispettrice nazionale delle infermiere volontarie della Cri, sorella Emilia Bruna Scarcella, l’arcivescovo castrense ha elogiato “la dedizione, l’abnegazione e la vicinanza delle infermiere alla gente in questa pandemia come nelle guerre e nelle calamità” ma non ha tralasciato di ricordarne anche “la fatica fisica, psicologica, mentale e spirituale che state sperimentando”. “È una stanchezza beata – ha detto – quella che sentite; una stanchezza che fa tanto bene al Paese e alla quale Dio promette ristoro, riposo. Siete stanche perché, dice Gesù, portate il giogo di chi soffre ogni sorta di malattie e dolori, povertà e guerra. Una stanchezza materna. È la stanchezza instancabile dell’amore” come quella sperimentata da Caterina da Siena, “donna di grande carità”. “È preziosa la comunione che vi lega – ha aggiunto mons. Marcianò -. È la vostra forza, la vostra creatività, la vostra possibilità di giungere ovunque e di far sentire la vostra presenza anche alle sorelle più lontane, che si trovano in luoghi difficili e impervi. Così, la vostra è un’esperienza straordinaria di fraternità, esempio e testimonianza per tutte le comunità umane: per il mondo, per le famiglie, per la stessa Chiesa”. “Care sorelle – ha concluso l’arcivescovo – c’è una volontà di bene, una bellezza anche nel vostro servizio. La croce rossa sul vostro abito bianco è il segno di Colui nel quale e per il quale potete portare il giogo; è segno di quel sangue di Cristo al quale Caterina fu particolarmente devota, contemplandovi la volontà d’amore di Dio per i piccoli e gli ultimi”.

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