Vaccini: Oms-Unicef-Gavi, “campagne salvavita rimandate in 50 Paesi a causa della pandemia”

L’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unicef e Gavi – l’Alleanza per le vaccinazioni, ricordano che  nonostante i servizi di vaccinazione stiano riprendendo dopo le interruzioni causate dal Covid-19, “milioni di bambini rimangono vulnerabili a malattie mortali e sottolineano l’urgente bisogno di un rinnovato impegno globale per migliorare l’accesso e la somministrazione delle vaccinazioni”.  Nella Settimana mondiale delle vaccinazioni un sondaggio dell’Oms rilevato che, nonostante i progressi rispetto alla situazione del 2020, più di un terzo dei Paesi che hanno risposto (37%) riferisce ancora di aver subito interruzioni dei servizi di vaccinazione di routine.   Secondo i nuovi dati, 60 di queste campagne salvavita sono al momento rimandate in 50 Paesi, esponendo circa 228 milioni di persone – principalmente bambini – a rischio per malattie come morbillo, febbre gialla e polio. Più della metà dei 50 Paesi sono in Africa.  Le campagne contro il morbillo, tra quelle rimandate, sono 23, e interessano circa 140 milioni di persone. Molte sono state rimandate per più di un anno. Secondo le organizzazioni, come risultato delle lacune nella copertura vaccinale, sono stati recentemente segnalati gravi focolai di morbillo in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, il Pakistan e lo Yemen. A causa delle interruzioni all’inizio della pandemia da Covid-19, l’Unicef ha distribuito 2,01 miliardi di dosi di vaccino nel 2020, rispetto ai 2,29 miliardi del 2019. Per aiutare ad affrontare queste sfide e favorire la ripresa dalla pandemia l’Oms, l’Unicef, Gavi e altri partner hanno lanciato l’Immunization Agenda 2030 (IA2030), una nuova strategia globale per massimizzare l’impatto salvavita dei vaccini attraverso sistemi di vaccinazione più forti. L’Agenda si concentra sulla vaccinazione nel corso di tutta la vita, dall’infanzia all’adolescenza fino al raggiungimento dell’età avanzata. “Se pienamente attuata, eviterà circa 50 milioni di morti, secondo l’Oms – il 75% dei quali nei Paesi a reddito basso e medio-basso”, sostengono le organizzazioni.  

 

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