“Un abuso è un omicidio psicologico, la vittima che subisce questi perpetrati atti è come se vivesse una ‘morte lenta’ e, se subita da un punto di riferimento ‘autorevole’, che possa essere un familiare, un sacerdote come anche un parente o un educatore, ha effetti personali ma anche collaterali (ne soffre sia la famiglia, gli amici e anche una comunità ecclesiale, qualora sia coinvolto un sacerdote”. Parola di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter e vicario episcopale della diocesi di Noto, Ufficio fragilità e Servizio tutela minori e persone vulnerabili. Esprimendo la propria amarezza per la vicenda che ha visto oggi un sacerdote della diocesi di Piazza Armerina agli arresti domiciliari con l’accusa di abusi sessuali su minori, don di Noto esprime “profonda vicinanza alle vittime” confidando “nella magistratura per stabilire le responsabilità di cui il chierico è accusato”.
“Il cammino del rinnovamento nella Chiesa e nella società – afferma – passa attraverso la sempre nuova e operativa sensibilità che, solo del territorio siciliano, le comunità ecclesiali (le diocesi) stanno mettendo in campo con il Servizio diocesano per la tutela e dei minori e delle persone vulnerabili. Bisogna denunciare sempre perché, come più volte ha ribadito Papa Francesco, l’abuso non va mai in prescrizione, non si dimentica mai, lascia ferite profonde e sanguinanti”.
“Siamo nel vivo della XXV Giornata bambini vittime”, conclude il sacerdote ricordando che la formazione di famiglie, sacerdoti, religiosi, operatori pastorali, mondo della scuola, agenzie educative è indispensabile per far “aprire gli occhi” e “fornire strumenti di vigilanza e di tutela”, mentre l’informazione “corretta e senza sorta di giustizialismo” aiuterebbe “chi si volta dall’altra parte” o chi nega che gli abusi avvengano e siano destabilizzanti.