“La decisione della Grecia di chiudere il campo profughi di Kara Tepe a Lesbo – l’unico in grado di offrire condizioni di vita dignitose a oltre 1.000 persone estremamente vulnerabili – è inaccettabile e deve essere ripensata. Come pure deve essere rivisto il sistema di detenzione de facto, protratta anche per lunghi mesi, di persone già vittime di traumi e in fuga da guerre e violenze”. Nonostante gli sbarchi nelle isole greche a febbraio e marzo di quest’anno si siano ridotti dell’86% (rispetto allo stesso periodo del 2020) con solo 638 persone arrivate, le denunce di respingimenti illegali verso la Turchia sono aumentate. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam e Greek refugees council (Grc) in un nuovo rapporto, che denuncia l’inferno dei migranti nelle isole greche. L’ultimo provvedimento è il trasferimento già in corso di uomini, donne e bambini verso il campo di Mavrovouini, ribattezzato Moria 2.0, dove già oltre 6 mila persone sono costrette a sopravvivere in condizioni disumane. Anche il Pikpa, ex campo estivo che fungeva da residenza temporanea per molti richiedenti asilo è stato chiuso. Nel campo Moria 2.0 a Mavrovouni, le persone sono costrette a vivere in tende del tutto inadatte a proteggere dal caldo e dal freddo: 2 servizi igienici su 3 non funzionano, non c’è acqua calda, le donne sono esposte al rischio di molestie e molte denunce cadono nel vuoto. Tra i disperati che si trovano a Lesbo in queste condizioni il 23% sono donne e quasi 3.000 (il 35%) sono bambini, di cui il 16% ragazze. Quasi il 70% dei minorenni ha meno di 12 anni, di cui 180 (il 6%) non accompagnati o separati dalla propria famiglia. Il rapporto denuncia inoltre il ricorso sempre più frequente a pratiche simili ad una vera e propria detenzione: “In teoria le persone dovrebbero stare in quarantena nel campo di Megal Therma per 14 giorni, ma di fatto il tempo può raddoppiare senza ragione – precisano le due organizzazioni -. Durante questo periodo le persone non ricevono assistenza sanitaria o legale, e nessun altro tipo di protezione prevista dalla legge sull’asilo dell’Ue dato che i nuovi arrivati vengono registrati solo alla fine della quarantena”. Ad oggi sono 248 le persone sottoposte a detenzione amministrativa anche per oltre un anno nelle isole greche, in maggioranza sono profughi siriani tra cui donne che hanno subito violenze.