“La seconda ondata ci ha colpiti come uno tsunami”. Usa questo termine l’arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale indiana, card. Oswald Gracias, per descrivere la situazione dei contagi e delle morti in India, dove fino a 24 ore fa, si contavano oltre 300 mila nuovi contagi e oltre 2 mila decessi ogni giorno. “La mancanza di ossigeno è stata l’emergenza centrale di questa seconda ondata”, racconta al Sir il cardinale. “Tanti stanno morendo e morendo senza ossigeno. Anche i nostri ospedali a Mumbai e New Delhi hanno avuto difficoltà. Il problema è stato soprattutto il trasporto di ossigeno tra una federazione e l’altra”. L’India sta affrontando un’ondata dell’epidemia – aggiunge l’arcivescovo – che purtroppo “il governo non aveva né previsto né pianificato. In questo modo l’epidemia ha colto di sorpresa. Gli ospedali si sono riempiti velocemente e molte persone sono morte per mancanza di ossigeno. Non voglio lanciare un appello di aiuto ma di preghiera. Preghiera per la nostra gente, preghiera per il governo, preghiera perché il nostro Paese possa il prima possibile superare questa crisi. Lo ripeto: questa seconda ondata era davvero prevedibile ma ci siamo fatti cogliere impreparati. Avevamo creduto che tutto fosse passato. Avevamo superato la prima ondata con tranquillità. E invece le cose invece sono precipitate”.
Il cardinale che la prossima settimana si incontrerà via zoom con papa Francesco per l’incontro del “Consiglio dei cardinali”, il C9, di cui fa parte, racconta anche degli aiuti che da tutto il mondo stanno arrivando in India. “Abbiamo ricevuto aiuti da Inghilterra, Germania, Stati Uniti, anche da Singapore e da Hong Kong. Speriamo che nel giro di pochi giorni, la crisi sia superata”. Come presidente dei vescovi indiani, l’arcivescovo ha anche lanciato un appello alla popolazione per chiedere il rispetto delle misure dettate dal governo: uso delle mascherine, rispetto delle distanze fisiche e igienizzazione delle mani, nonché adesione alle restrizioni e al coprifuoco imposti per spezzare la catena delle infezioni. “La gente non ha perso la speranza. La speranza qui non è morta”, racconta il cardinale. “Tutte le fedi religiose stanno lavorando insieme a fianco della popolazione. Noi, come Chiesa cattolica, stiamo operando attraverso la Caritas e gli Ospedali cattolici. La Caritas, soprattutto nella prima fase dell’epidemia, ha sostenuto le persone che si sono messe in fuga dalle città per paura di contrarre il virus. Le abbiamo ospitate nelle nostre scuole e nelle nostre case. Al governo invece abbiamo dato disponibilità da subito a collaborare per aiutare”. I vescovi hanno anche lanciato la proposta di celebrare “una giornata di digiuno e preghiera” per venerdì 7 maggio per le vittime del Coronavirus, per la lotta contro l’epidemia e per il governo che “sta lavorando per la sicurezza del nostro Paese. Non è questo il momento di fare politica ma di essere solidali”, aggiunge l’arcivescovo Gracias.