Con il “decreto Riaperture” approvato il 21 aprile dal Consiglio dei ministri, da oggi 7,6 milioni di alunni saranno in classe, l’89,5% del totale. “Una decisione giusta”, dice in un’intervista al Sir la presidente della Fidae Virginia Kaladich, anche se non si nasconde i rischi legati ai nodi degli spazi limitati e dei trasporti.
“È importante che i ragazzi vivano almeno questi ultimi due mesi di scuola in presenza, che possano tornare sui banchi a parlare con i loro coetanei, a ristabilire un rapporto con gli insegnanti, che possano tornare nei laboratori a fare qualcosa di manuale che sia diverso dal muovere le dita sopra la tastiera”, afferma la presidente della Federazione istituti di attività educative e componente del Consiglio superiore della Pubblica istruzione, che però precisa: “La sicurezza dipenderà, sì, dai singoli istituti scolastici ma sarà anche il frutto di un lavoro coordinato con gli enti territoriali perché i ragazzi, fortunatamente non frequentano solo la scuola, vanno a trovare gli amici, fanno sport, entrano in un bar e quindi bisognerebbe tutti attenersi a degli standard di sicurezza elevati, almeno gli stessi che i ragazzi trovano nelle nostre scuole”.
“Le scuole sono sicure”, ribadisce Kaladich: “Molti insegnanti sono vaccinati, abbiamo gli screening e il distanziamento, siamo in grado di tracciare i contatti di chi è risultato positivo e di poter quindi attuare le norme affinché il contagio si blocchi”. Occorre tuttavia risolvere il nodo trasporti, “soprattutto ora che vengono riaperte le scuole di secondo grado”. Per questo “serve un coordinamento tra le scuole e gli enti del territorio perché il servizio pubblico di trasporto in tante realtà va potenziato: autobus pieni, con evidenti affollamenti negli orari di punta, mandano a monte tutto quello che la scuola fa per garantire la sicurezza”. E poi, conclude, servono percorsi di entrata e uscita differenziati e scaglionamento degli orari.