“Un disastro umanitario e nazionale che chiede a tutti di restare uniti, mostrare solidarietà e prendere le misure necessarie per evitare disastri così vergognosi”. È quanto afferma il patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, in un messaggio in cui esprime “dolore e tristezza” per l’incendio all’ospedale Ibn al-Khatib per malati di Covid a sud-est dalla capitale Baghdad, che ha provocato almeno 82 morti e 110 feriti. Molte delle vittime erano in terapia intensiva, attaccate a respiratori. Dalle prime indagini la causa dell’incendio andrebbe ricercata in un guasto in un deposito di bombole di ossigeno. Il primo ministro Mustafa al Khadimi ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. “Come Chiesa – si legge in un comunicato diffuso oggi, 25 aprile, dal Patriarcato – ribadiamo il nostro pieno sostegno agli sforzi del governo, delle forze di sicurezza, del personale sanitario e di tutti gli iracheni di buona volontà nel costruire pace e stabilità per fornire servizi, specialmente in queste condizioni turbolente con la regione piena di conflitti”. Il patriarca caldeo eleva preghiere per chiedere la misericordia di Dio per le vittime, per la guarigione dei feriti e per tutto l’Iraq perché possa riprendersi dalle crisi ricorrenti”. Anche Papa Francesco, negli appelli dopo la preghiera mariana del Regina Coeli, si è detto “vicino alle vittime dell’incendio”.
Nel pomeriggio il patriarca Sako, accompagnato dal vescovo Shlemon Warduni, si è recato in visita all’ospedale, dove è stato ricevuto dalle autorità ospedaliere. Sul luogo del disastro il cardinale ha acceso delle candele e recitato una preghiera per le vittime, i feriti e le loro famiglie. Mar Sako ha manifestato l’intenzione della Chiesa di aiutare finanziariamente le famiglie colpite. Intanto avrebbe superato il milione il numero dei contagi in Iraq che risulta il Paese arabo più colpito dalla pandemia. Secondo dati del Ministero della Salute i decessi sarebbero 15mila dall’inizio della pandemia (febbraio 2020). Le persone che hanno ricevuto una dose di vaccino sono 300mila. Le dosi arrivate nel Paese sono ad oggi quasi 650 mila, frutto di donazioni e del programma Covax.