La nuova nave umanitaria prenderà il largo in estate, pronta a salvare vite umane nel Mediterraneo: il suo nome è ResQ (People saving people) ma il sogno è che diventi anche una “nave delle religioni” e dei non credenti che condividono gli stessi valori e la stessa convinzione: “Nessuno deve affogare in mare”. L’ideale è unire infatti tutte le grandi fedi – cattolici, valdesi, buddisti, musulmani – in una impresa comune che superi ogni differenza, per fare quello che non fanno attualmente i governi nel Mediterraneo centrale. Una nave, battente bandiera italiana, che si vuole aggiungere al piccolo gruppo di Ong che cercano di svolgere l’unico e imprescindibile compito di salvare vite umane. L’iniziativa è stata lanciata pubblicamente il 29 luglio 2020 con un ambizioso crowdfunding. ResQ ha raccolto finora oltre 450.000 euro, con 560/570 soci e 60 gruppi anche dall’estero. La gestione di una nave e di tutti gli annessi e connessi costa oltre 1 milione di euro l’anno. L’obiettivo si fa sempre più vicino, anche grazie a grandi donatori istituzionali come l’Unione buddhista italiana, che si è già impegnata quest’anno con 100.000 euro e rinnoverà anche nel 2022. Intanto sono in corso contatti con i valdesi e i cattolici e si stanno cercando interlocutori nel mondo islamico. “La nostra idea è che la nave rappresenti un momento interreligioso ed ecumenico. Che sia la nave di tutti, delle fedi diverse”, afferma al Sir Luciano Scalettari, giornalista e presidente di ResQ onlus. La speranza è di compiere la prima missione all’inizio dell’estate, che è il periodo con più partenze e quindi più a rischio naufragi. “Ora siamo in un passaggio cruciale – spiega al Sir –. Dobbiamo fare una selezione tra le navi e decidere se accettare un comodato d’uso o acquistarla. Le risorse per comprare una nave ‘usato sicuro’ ci sono. Ma dobbiamo rafforzare ancora la raccolta fondi”. A bordo è previsto un equipaggio minimo di 18 persone, tra personale marittimo e di soccorso, “anche se si sono già messi a disposizione tanti volontari. Poi ci sono i costi per la cambusa, il medico di bordo, i salvagente, i motoscafi veloci, eccetera”. Il Comune di Napoli ha offerto la disponibilità del proprio porto ma è probabile che la partenza sarà da un porto siciliano. Solo nel 2020 sono state 1.400 le vittime del mare.