“Nel 2020, l’anno della pandemia, siamo intervenuti economicamente in 140 situazioni per una prestazione di garanzia complessiva di circa 1.800.000 euro e ancora una volta sia in aiuto a famiglie, sia in soccorso a commercianti e operatori economici. Almeno cinquanta sono state invece le persone che ci hanno confidato di essere in mano agli strozzini, e nella metà dei casi ci hanno chiesto di essere accompagnate alla denuncia”: sono le cifre offerte da 7 Fondazioni antiusura – Fondazione nazionale antiusura Interesse Uomo (Potenza), Fondazione antiusura Paulus (Pozzuoli), Fondazione antiusura Nashak (Teggiano), Fondazione antiusura S. Matteo apostolo (Cassano allo Jonio), Fondazione antiusura De Grisantis (Ugento), Fondazione antiusura Exodus 94 (Sorrento-Castellammare di Stabia), Associazione antiusura don Puglisi (Portici) – che, in una nota diffusa oggi, lanciano un appello alle istituzioni a far presto e a intervenire a sostegno di famiglie, commercianti e imprese per evitare che le mafie approfittino ancora una volta delle difficoltà causate dal Covid-19. “Non rappresentiamo tutte le realtà associative del movimento antiusura ma di certo rappresentiamo il dolore e la fatica di quelle tante persone che soprattutto in questo difficile periodo di pandemia stanno raschiando il fondo del barile per evitare quell’abbraccio mortale, e tanti altri che invece a quella piovra si sono dovuti necessariamente rivolgere”, ricordano le 7 Fondazioni, che operano prevalentemente in Calabria, Basilicata, Campania e Puglia, cioè “in quelle regioni del Sud Italia indicate oggi da tutti gli istituti di analisi e dagli esperti come i territori più a rischio ma anche quelli maggiormente strangolati da una piovra come l’usura che da queste parti è sempre più un affare di mafia”.
La situazione era già difficile prima del Covid-19. Negli ultimi cinque anni, rammentano le Fondazioni, “abbiamo realizzato circa 650 interventi di aiuto per un ammontare complessivo di quasi 8,5 milioni di euro. Famiglie nel 58% dei casi, ma anche piccoli imprenditori, lavoratori autonomi e commercianti. Gente che non riusciva più a sostenere il costo della vita (nel 43% dei casi), costretta ad affrontare spese sanitarie troppo elevate (15%) o che all’improvviso si è trovata senza un lavoro (27%) o anche drammaticamente ostaggio della dipendenza da gioco (9%)”. E infatti “dal 2016 ad oggi nel 17% dei casi ci siamo trovati ad affrontare storie di usura, una volta su dieci siamo riusciti ad accompagnare le vittime alla denuncia (10,23%), e non solo operatori economici e imprenditori ma soprattutto tante famiglie (84% delle vittime) ormai allo stremo dopo tanti anni di vessazioni. Ma senza mai lasciarli soli: in sette Tribunali, infatti, ci siamo costituiti parte civile in dodici grandi processi nei quali alla sbarra c’erano clan mafiosi poi tutti condannati”.