“È davvero molto grave la decisione presa dal Parlamento dello Stato dell’Amazonas”. Non usa mezzi termini, parlando con il Sir da Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana, il padre gesuita Paulo Tadeu Barausse, coordinatore del Servizio amazzonico di azione ed educazione socio-ambientale. Il religioso è indignato, come molti cittadini di Manaus, per la votazione con cui il Parlamento locale ha deciso di attribuire il titolo di “cittadino dell’Amazzonia” al presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro. Una votazione realizzata in modo repentino, con 11 voti a favore e uno contro, nel momento in cui gli assenti erano numerosi. “Bolsonaro non è amico né di Manaus, né dell’Amazzonia”, ha detto motivando il suo voto contrario il deputato Serafim Correa.
Bolsonaro, secondo il programma delle autorità locali è atteso a Manaus domani, venerdì 23 aprile, anche se è probabile che la visita venga rinviata, essendo il presidente impegnato nei colloqui con il presidente Usa Joe Biden, proprio sulle politiche riguardanti il clima. “È una scelta paradossale – prosegue padre Barausse – che venga attribuito questo titolo a chi ha avuto così gravi responsabilità su quanto accaduto a Manaus. Tutti abbiamo presente la crisi legata alla pandemia, di carattere sanitario, economico, sociale, ambientale. Ci ricordiamo le numerosissime vittime, i 370mila contagiati in uno Stato di 4 milioni di abitanti, le 12.500 vittime, la mancanza di ossigeno. E si decide di dare un titolo proprio a chi avuto responsabilità in questo. Mi sembra una grande contraddizione, anche tenendo conto del fatto che su 62 municipi dello Stato, solo 4 hanno dato la maggioranza a Bolsonaro in occasione delle ultime elezioni”.
Il gesuita spera che ci siano margini perché l’Assemblea torni sulle sue decisioni: “Stiamo cercando di fare pressione perché questo accada”. Molte, in effetti, le organizzazioni della società civile che hanno manifestato la propria contrarietà alla decisione presa dall’Assemblea dello Stato, anche attraverso una dura nota firmata da decine di organismi. Esiste anche la possibilità che la decisione possa venire contestata dal punto di vista legale, dato che una legge proibisce l’attribuzione di titoli onorifici a persone che stanno occupando incarichi pubblici.
Intanto, dopo settimane in cui la situazione dei contagi si è mantenuta sotto controllo, i dati tornano a salire, sia pure in modo ancora moderato. “Sì, negli ultimi giorni c’è stato un aumento – conclude padre Barausse -, siamo preoccupati che, dopo le prime due drammatiche ondate, ne possa arrivare una terza, mentre le vaccinazioni proseguono lentamente”.