“Particolarmente compromessi” dalla pandemia sono una serie di diritti sanciti dalla Carta sociale europea: quello all’occupazione e alla tutela dei lavoratori, alla sicurezza sociale, all’assistenza sociale e medica, il diritto alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale, il diritto all’abitazione e all’istruzione. Minori, famiglie e donne in particolare, persone anziane e portatori di handicap sono tra i gruppi sociali più penalizzati dalla pandemia. Lo dice il Comitato europeo dei diritti sociali, che in una dichiarazione, pubblicata oggi sollecita gli Stati membri a prendere particolarmente in considerazione nei loro piani di ripresa “gruppi e persone più vulnerabili” e soprattutto a “garantire che le misure di sostegno adottate per contrastare la crisi, comprese quelle in materia economica e sociale, non comportino discriminazioni, dirette o indirette, nel godimento dei diritti sociali”. Non solo: secondo il Comitato “investire nei diritti sociali” sarà un modo efficace per “mitigare l’impatto negativo della crisi e accelerare il rilancio sociale ed economico post-pandemia”. Una strada efficace sarà, si legge nella dichiarazione, coinvolgere “parti sociali e della società civile nella pianificazione, nell’attuazione e nella valutazione” degli sforzi di ripresa. “Le crisi, indipendentemente dalla loro causa, non dovrebbero avere come conseguenza una riduzione della protezione o del godimento dei diritti riconosciuti dalla Carta”, ha affermato la presidente del Comitato Karin Lukas. “I governi sono al contrario tenuti ad adottare tutte le misure necessarie per assicurare che i diritti sociali siano effettivamente garantiti in un momento in cui i loro cittadini hanno maggiormente bisogno di protezione”.