Tra marzo e aprile 2020 si è registrato un forte incremento dei decessi negli istituti di cura pubblici e privati rispetto alla media 2015-19 (+46%), quasi interamente attribuibile alla mortalità per Covid-19, mentre si riducono del 4% quelli per altre cause non Covid-19. È quanto emerge dal report “Prima ondata della pandemia. Un’analisi della mortalità per causa e luogo del decesso” relativo al bimestre marzo-aprile 2020.
“Anche nelle abitazioni e nelle strutture residenziali o socio-assistenziali – si legge – l’aumento dei decessi è rilevante (rispettivamente +27% e +155%) ma solo per una piccola parte risulta spiegato direttamente dal Covid-19: potrebbe essere conseguenza anche di un mancato accesso alle cure ospedaliere nella fase più critica per il sistema sanitario e di una mancata diagnosi di casi Covid-19 all’inizio della pandemia”. “Normalmente – viene spiegato – i decessi nelle strutture residenziali o socio-assistenziali costituiscono circa il 9% del totale delle morti mentre nel 2020 la percentuale sale al 17%. L’aumento dei decessi che si osserva negli hospice (+4%) può essere invece attribuito interamente al Covid-19”.
Stando ai dati diffusi, l’aumento di morti negli istituti di cura si osserva in tutte le aree del Paese, ma è nel Nord che l’eccesso è particolarmente rilevante. Analogo discorso vale per le strutture residenziali o socio-assistenziali per le quali però, anche nelle zone in cui l’incremento della mortalità è stato meno forte, i decessi sono aumentati di oltre il 50%. Le variazioni del numero di decessi nelle abitazioni delle diverse aree del Paese rispettano la diversa diffusione del virus: aumentano in tutte le ripartizioni, maggiormente al Nord, tranne nelle Isole dove si riscontra una lieve diminuzione.