L’impatto del Covid-19 sulla mortalità registrata tra marzo e aprile 2020 non va ricercato unicamente nel numero dei decessi causati direttamente dal virus, ma anche nel concomitante incremento per altre cause. È quanto si legge nel report “Prima ondata della pandemia. Un’analisi della mortalità per causa e luogo del decesso” relativo al bimestre marzo-aprile 2020.
“L’incremento di decessi dovuti a polmoniti o altre affezioni respiratorie – viene spiegato – porta a ipotizzare che in questa prima fase della pandemia la difficoltà a diagnosticare una nuova patologia abbia prodotto una sottostima dei decessi a essa effettivamente dovuti”. “Per altre cause, quali ad esempio le cardiopatie ipertensive e il diabete, l’aumento dei decessi suggerisce invece un ruolo indiretto del Covid-19 sull’aumento di mortalità, attraverso l’accelerazione di processi morbosi già in atto o per gli effetti del sovraccarico delle strutture del Sistema sanitario nazionale; una quota residua infine potrebbe essere dovuta anche in questi casi a una sottodiagnosi”.
Stando ai dati diffusi, il Covid-19 è stato responsabile da solo del 60% dei decessi in eccesso (circa 49mila osservati nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto alla media del periodo 2015-2019); ma quasi tutte le principali cause di morte presentano un aumento nel numero dei casi, contribuendo in varia misura all’incremento complessivo osservato. L’eccesso dovuto a cause diverse da Covid-19 è nel complesso di +20.032 morti.
La mortalità per polmoniti e influenza è aumentata con variazioni, rispetto al dato atteso, che vanno dal +161% in abitazione (da 280 a 731 decessi) al +644% nelle strutture residenziali o socio-assistenziali (da 177 a 1.315). L’aumento negli istituti di cura pubblici, privati o accreditati (+178%) suggerisce che nella prima ondata della pandemia ci sia stata una mancata individuazione del Covid-19 anche nei luoghi più attrezzati alla diagnosi di malattie.
Nelle strutture residenziali o socio-assistenziali si osserva un aumento per tutte le cause, anche di quelle malattie croniche tipiche di persone assistite in queste strutture. In particolare, la crescita di decessi per demenze e Alzheimer (+132%), così come per le altre malattie croniche, potrebbe essere attribuibile a una sottodiagnosi del Covid-19 o a un effetto indiretto del Covid-19 in soggetti già fragili. “L’aumento delle cause di morte sconosciute o mal definite, soprattutto nei luoghi in cui è più difficile fare diagnosi, è probabilmente attribuibile a una sottostima dei casi di Covid-19”, spiega il report.