Città dell’uomo-Ac Milano: documento “Per un Paese solidale”. “Un contributo di solidarietà per ridurre le diseguaglianze”

Il documento intitolato “Per un Paese solidale. Dalla crisi pandemica a una proposta: il contributo di solidarietà”, firmato da Azione cattolica ambrosiana e associazione Città dell’uomo, sottolinea il tema delle diseguaglianze e si pone l’interrogativo su come ridurle? “La questione è, notoriamente, molto complessa e, in prima istanza, riguarda il modello di sviluppo. Se nei settori economico-finanziari si procede con logiche di massimizzazione del profitto fine a sé stesso, fuori da qualsiasi attenzione a forme di economie solidali e di crescita sostenibile, si rimane in un vicolo cieco, di automatica riproduzione delle suddette diseguaglianze. Per favorire un’inversione di tendenza, nel segno di una visione di società più equa come dovrebbe essere una democrazia degna di questo nome, la leva fiscale assume un ruolo fondamentale”. Di “riforma del fisco si parla da molto tempo, eppure non vi si è mai posto mano in maniera organica e coerente con il dettato dell’art. 53 della Costituzione”.
Qui giunge la proposta: promuovere un “contributo di solidarietà di durata biennale” che “dovrebbe ricomprendere quell’ampia parte di contribuenti con disponibilità di redditi e/o di rendite di un certo rilievo, ai quali aggiungere, ovviamente, i detentori di grandi patrimoni”. Obiettivo? “Ricavare un gettito adeguato e, nello stesso tempo, fornire un segno concreto di mobilitazione generale per soccorrere chi, a diverso titolo, non ce la fa”. Secondo i proponenti, “una misura, evidentemente, da studiare bene, ma da varare presto”.
Quattro le “avvertenze” sulla proposta del contributo di solidarietà: “Ovvio che ne siano esentati gli incapienti e i titolari di redditi modesti”; “altrettanto ovvio che la misura sia ragionevole, sostenibile e corrisponda a un principio di progressività”; “a società e imprese fruitrici di un sensibile incremento degli utili nel tempo della pandemia si potrebbe chiedere un contributo speciale e più cospicuo”; infine, “occorrerebbe introdurre un criterio che consideri le marcate differenze ‒ tra lavoratori e pensionati, settore pubblico e privato, dipendenti e autonomi ‒ nella percezione di reddito durante le chiusure (differenze attestate dalla circostanza che nell’ultimo anno, a fronte della dilatazione di povertà e precarietà, si è avuta un’impennata dei risparmi sui conti correnti)”.
Infine le due associazioni affermano: “Ci rendiamo conto che si tratta di proposta impegnativa e da soppesare attentamente. Ma siamo convinti che essa corrisponda all’esigenza di fare fronte a un vero dramma sociale, dando prova, come Paese, di saper essere una comunità solidale. Se non ora quando?”.

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