“Quest’anno, a causa della pandemia, non compiremo il segno della lavanda. Se avessi potuto farlo, avrei lavato i piedi a dodici persone fragili, diversamente abili, per preannunciare che, nelle prossime settimane, inizieranno le attività nel Polifunzionale della disabilità a Castrovillari”. Lo ha detto il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, nell’omelia della Messa in Coena Domini, che ha celebrato ieri in cattedrale. “Il gesto mi avrebbe aiutato a riconoscere la mia fragilità e a provare i sentimenti di gioia che le persone deboli mi donano con la loro semplicità disarmante, ogni volta che ho la possibilità di incontrarne qualcuna”.
Soffermandosi sulla lavanda dei piedi, il vescovo ha spiegato che, “nella narrazione dell’evangelista Giovanni, prende il posto dell’Eucarestia”. “È un segno importante ed educativo. Nei gesti che Gesù compie registriamo – ha proseguito il presule – la consegna che Gesù fa di sé per amore dell’umanità: ‘depone le vesti’, a indicare che depone la sua vita; ‘lava i piedi’, a puntualizzare che sceglie la condizione di servo fino alla morte; ‘riprende le vesti’ come a riprendere il suo corpo glorioso”. Mons. Savino ha considerato poi “straordinaria” la “profondità del segno della lavanda dei piedi”: “Dio serve l’uomo in Gesù, al punto da consegnare la sua vita per tutti e manifestare la sua gloria, nella morte e resurrezione. E l’Eucarestia – ha evidenziato –, che è il dono totale di Gesù al Padre e all’umanità, per noi cristiani è il ‘si’ al Padre, ai fratelli e alle sorelle, non solo a coloro che ci vogliono bene, che sono amici e ci trattano con gentilezza, ma anche a coloro che non ci accettano, ci disprezzano, ci offendono e ci sono ostili”.