“L’Eucarestia è dono, è servizio”. È quanto ha ricordato, ieri pomeriggio, mons. GianCarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, durante la messa in Coena Domini celebrata nella basilica di S. Francesco. Uno dei momenti centrali della liturgia della sera del Giovedì Santo è il gesto della lavanda dei piedi, che quest’anno, a causa della pandemia, non è stato possibile fare. “Sentiamo comunque questo gesto come un gesto che trasforma la cena pasquale in una realtà nuova e inaugura un nuovo stile di vita – ha detto mons. Perego –. Lo stile che Gesù inaugura nella cena pasquale è quello ministeriale: credere in Gesù significa accettare questo stile. Non è solo uno stile personale, ma ecclesiale. La Chiesa è serva: serva della Parola e serva del ministero. Parola e sacramenti sono i doni che il Signore lascia ai suoi discepoli e alla Chiesa per portare la salvezza a tutti. Parola e sacramenti ci ricordano che il primato nella storia della salvezza, nell’evangelizzazione è sempre di Dio”. Per indicare al cristiano lo stile con cui portare la Parola e i sacramenti, Gesù lava i piedi ai suoi discepoli”.
“La lavanda dei piedi – ha spiegato l’arcivescovo – inaugura poi lo stile con cui portiamo e diffondiamo questi doni, che è quello dell’amore, della carità e non del potere, della prepotenza. La lavanda dei piedi inaugura una riforma nelle relazioni tra le persone, dove non valgono i titoli, il ruolo, ma la capacità di servire la Parola, i sacramenti, gli altri, di servire i luoghi della presenza reale di Gesù nella nostra vita personale ed ecclesiale”. Il gesto della lavanda dei piedi richiama “l’identità cristiana, chiamata continuamente a ripensarsi alla luce delle Beatitudini”. “La lavanda dei piedi – ha quindi aggiunto mons. Perego – ci aiuta a farci piccoli, a vincere ogni nostra pretesa cristiana per accogliere l’attesa della povera gente”. Mons. Perego si è soffermato, quindi, sul sacramento dell’Eucaristia: “Il dono dell’Eucaristia, in questa città fortemente richiamato anche dal miracolo eucaristico di cui celebriamo il Giubileo dopo 850 anni, ricorda il legame che si è costruito nell’ultima Cena tra noi e Gesù, tra la Chiesa e Gesù. Un legame che si rinnova continuamente e continuamente conserva la sua attualità”.