Un appello al ritiro immediato delle truppe russe sul confine orientale ucraino. A lanciarlo è Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, all’indomani delle parole pronunciate a Roma da Papa Francesco sulla situazione nel Donbass”. La gente in Ucraina sta vivendo un momento di grande paura causata da un incremento della presenza delle truppe russe sulle frontiere del Paese e anche sul Mar Nero”, spiega l’arcivescovo maggiore di Kiev in un’intervista al Sir. “Da fonti certe, apprendiamo che si concentrano più di 100mila soldati russi e sono in possesso di armi sofisticate. Gli esperti dicono che è il più grande numero di truppe russe dall’anno 2014. Questa concentrazione rappresenta un reale pericolo di una massiccia invasione militare da parte della Federazione Russa. La preoccupazione è che si tratti dell’inizio di un grave peggioramento della situazione. Come dice il Santo Padre, con la guerra non si guadagna nulla ma si perde tutto”. Grave è anche la situazione di povertà nelle zone occupate che con la pandemia si è aggravata. “Noi come Chiesa – dice Sua Beatitudine – manteniamo i contatti con i nostri sacerdoti e le nostre parrocchie ma la comunicazione si sta facendo di giorno in giorno sempre più difficile. E se a questa situazione si dovesse aggiungere un attacco militare, sarebbe una tragedia umanitaria”. Da qui l’appello: “In nome del popolo ucraino, gridiamo: fermate ogni azione militare, rimanete fedeli agli impegni presi per il cessate il fuoco, deponete le armi. La pace è possibile. Deve essere costruita, voluta, desiderata, cercata e noi come rappresentanti delle Chiese cristiane e delle religioni faremo di tutto per educare la nostra gente alla fraternità e invocare con la preghiera il dono della pace”.