“La retorica non serve. Noi adulti dobbiamo assumerci più responsabilità”. Non usa mezzi termini lo psichiatra Tonino Cantelmi, docente di cyberpsicologia all’Università europea di Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), commentando al Sir il brutale pestaggio di un ragazzo a Colleferro a sette mesi dall’omicidio, nello stesso paese della provincia di Roma, di Willy Monteiro Duarte.
Tra il pestaggio mortale di Willy e quello che nel pomeriggio di sabato ha portato al ricovero in codice rosso di un diciassettenne di Segni, che con altri amici “invadeva” il territorio di Colleferro c’è qualche analogia? “Sono molte le cose in comune – spiega Cantelmi –: il posto, il culto delle arti marziali degli aggressori, il distorto senso di appartenenza (bande, fazioni, gruppi), la giovanissima età dei protagonisti e il tipo di violenza. Tra i due eventi, entrambi accaduti a Colleferro, abbiamo assistito ad un tour della violenza che ha toccato città grandi e piccoli paesi, dalla maxi rissa fra bande di ragazzini al Pincio, che ha sfregiato Roma, alla Caracas delle bande giovanili di Gallarate”. Risse organizzate “attraverso il tam tam dei social fra gruppi di ragazzini che si identificano in baby band”.
Ma il fenomeno non è isolato. “Persino nel quartiere dove abito io, a Roma, nella piazzetta di fronte alla parrocchia – afferma lo psichiatra –, una band di giovanissimi provenienti da ‘altri quartieri’ per settimane ha picchiato e minacciato i ragazzini del quartiere durante la zona rossa, fino al provvidenziale intervento della Polizia. Dunque dobbiamo immaginare che accanto a quanto segnala la stampa ci sia un diffuso e capillare sistema di baby gang”. Alcuni dati dell’Osservatorio nazionale sull’adolescenza, prosegue, “indicano che un ragazzino su tre ha partecipato ad una rissa. Simbolicamente l’ultimo pestaggio di Colleferro, ad un anno da quello precedente, segna il fallimento della retorica su Willy che abbiamo messo in atto per un anno: sdegno, incontri, murales, iniziative, appelli, articoli e interviste si sono rivelati inutili, stucchevoli e insignificanti”.
E questo che cosa ci dice? “Che il mondo mass mediale e culturale degli adulti non parla ai giovanissimi, che continuano ad andare per la loro strada”. “Quindi – taglia corto Cantelmi – due cose: come adulti dobbiamo assumerci più responsabilità. La retorica non serve. Questi ragazzi vivono troppo separati da noi adulti, hanno riferimenti culturali costruiti da influencer loro pari (l’ultima: i sex influencer!) e sono indifferenti agli adulti. Ripeto quello che dissi un anno fa: dove siamo noi adulti? Dove sono stati in questo anno i due sindaci (di Colleferro e Segni) che oggi a nome delle due comunità esprimono il solito sdegno? Dove sono stati genitori ed educatori? È vero: Dad, restrizioni sociali e stress pandemico hanno fatto la loro parte, ma tutto questo già accadeva”.