“Grazie a Dio possiamo ritrovarci di nuovo in questa piazza per l’appuntamento domenicale e festivo”. Con queste parole il Papa ha concluso il Regina Caeli di ieri, che ha guidato tornando ad affacciarsi dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico. Non accadeva dal 14 marzo scorso, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria in atto. “Vi dico una cosa: mi manca la piazza quando devo fare l’Angelus in Biblioteca”, ha rivelato Francesco: “Sono contento, grazie a Dio! E grazie a voi per la vostra presenza”. Tre i verbi che hanno scandito la preghiera mariana: guardare, toccare, mangiare. “Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte, davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri”, ha spiegato il Papa. “Non esiste un cristianesimo a distanza”, la frase per spiegare l’importanza del verbo toccare. Il terzo verbo, mangiare, per Francesco “esprime bene la nostra umanità nella sua più naturale indigenza, cioè il nostro bisogno di nutrirci per vivere”: “Ma il mangiare, quando lo facciamo insieme, in famiglia o tra amici, diventa pure espressione di amore, espressione di comunione, di festa”. Tre verbi, questi, per dirci che “Gesù non è un fantasma, ma una Persona viva; che Gesù quando si avvicina a noi ci riempie di gioia, al punto di non credere, e ci lascia stupefatti, con quello stupore che soltanto la presenza di Dio dà, perché Gesù è una Persona viva. Essere cristiani non è prima di tutto una dottrina o un ideale morale, è la relazione viva con Lui, con il Signore Risorto: lo guardiamo, lo tocchiamo, ci nutriamo di Lui e, trasformati dal suo Amore, guardiamo, tocchiamo e nutriamo gli altri come fratelli e sorelle”.