Il dolore dovuto alla malattia e alla perdita di persone care, “è accompagnato da una crisi generale che ha messo in luce le carenze del sistema sanitario e che colpisce tutte le dimensioni e gli ambiti della persona e della società”. È questa la denuncia che arriva dalla Conferenza episcopale boliviana (Ceb), nel messaggio intitolato “Siamo boliviani, siamo fratelli”, diffuso venerdì al termine della propria assemblea plenaria, vissuta in presenza a Cochabamba.
A questo dolore, proseguono i vescovi, “si aggiunge l’angoscia dovuta a una crescente polarizzazione politica, che provoca divisioni e instabilità sociale, ed erode le nostre energie in scontri che paralizzano la costruzione di un progetto comune per il Paese, capace di dare speranza. Questo risponde a interessi particolari, invece di servire le persone, ignorando i bisogni reali della popolazione, sempre più impotente di fronte alla pandemia e colpita dalla mancanza di lavoro e dalla crescente povertà”. Mentre le elezioni locali delle ultime settimane hanno segnato un’evidente battuta d’arresto per il Mas, il partito di sinistra al Governo, c’è preoccupazione i recenti arresti ordinati dalla magistratura, in riferimento ai fatti del novembre 2019, quando il potere passò da Evo Morales a un Governo d’emergenza presieduto da Jeanine Áñez, che pure è oggi detenuta.
“Gli eventi del recente passato – si legge nel messaggio –, che ci hanno causato tanto dolore e portato tante vittime, hanno seriamente contribuito a questa situazione di tensione. È tempo di stabilire la verità su quanto accaduto, come passo necessario per la riconciliazione, e di ristabilire un clima di giustizia e pace. È dovere dello Stato fornire un’indagine obiettiva e imparziale e stabilire le responsabilità di tutte le parti coinvolte. Riaffermiamo la nostra solidarietà e vicinanza alle vittime di quei giorni tristi, e alle loro famiglie, già espresse a suo tempo”. Al tempo stesso, “il compito di accertare la verità di quanto accaduto coinvolge direttamente l’Amministrazione della Giustizia, chiamata ad agire con indipendenza, trasparenza e integrità. La mancanza di una giustizia indipendente mina le basi della democrazia e della convivenza fraterna e pacifica. L’urgenza della riforma della giustizia nel Paese è generalmente riconosciuta”.
Un altro motivo di preoccupazione, per i vescovi, è “la corruzione, che continua a diffondere i suoi tentacoli nelle istituzioni pubbliche e private e provoca gravi danni, povertà e disuguaglianza nella nostra società. La situazione è così grave che sta diventando ‘cultura’ e un modo di relazionarsi in tutti gli ambiti”.