“Tutto è connesso, come afferma anche l’hastag inserito nel titolo della prossima Settimana sociale di Taranto. In questo tempo la pastorale deve diventare sempre più integrata”. Lo ha detto, stamattina, mons. Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, intervenendo al convegno on line, “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”, spiegando perché l’appuntamento è stato promosso congiuntamente dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. “La pastorale della salute – e questo tempo di pandemia ce lo ricorda – deve prendersi cura innanzitutto dei malati, ma deve essere anche molto attenta al mondo della sanità, ai cosiddetti ‘curanti’. Inoltre, è chiamata ad approfondire le tematiche etiche, la vita, la salute, il morire e farsi carico della questione ambientale e i suoi riflessi sulla vita e salute delle persone e soprattutto dei più fragili. Questa attenzione deve crescere nelle nostre Chiese e tradursi in un impegno educativo e non soltanto operativo”. Mons. Redaelli ha quindi ricordato “il forte legame tra la questione ambientale e la povertà”: “Il disprezzo e il maltrattamento dell’ambiente colpisce anzitutto i più poveri, privandoli in particolare di risorse, di lavoro e di salute. Papa Francesco ce lo ricorda in maniera insistente, come nella Laudato si’, dove nomina più di 60 volte i termini povertà e poveri”. Allora, ha osservato il presule, “l’impegno per l’ambiente non può prescindere da una particolare attenzione ai poveri. Viceversa, l’attenzione privilegiata per i poveri, prioritaria per le comunità cristiane, d’ora in poi non potrà fare a meno di essere sensibile sul tema ambientale”.